GRAVEDONA ED UNITI – Questa mattina l’incontro on line tra i ragazzi delle scuole medie di Gravedona e di Sorico, terzo appuntamento del progetto “La bellezza e l’importanza della legalità”.

Protagonista il generale della Guardia di Finanza Giorgio Giombetti, ora in pensione ma sempre attivo nella lotta alla mafia e per l’educazione civica dei ragazzi, con incontri negli istituti scolastici.

Giombetti ha illustrato ai ragazzi come negli anni sia cambiato anche il modo di contrastare la mafia, quando le indagini sono passate alle Fiamme Gialle per seguire gli spostamenti del denaro che veniva utilizzato dalla malavita organizzata. “Quando dicono che la mafia al Nord non c’è cominciate ad avere paura perché c’è, dal 1970: Milano è una capitale economica e la mafia segue i soldi. C’è la mafia al Settentrione, solo che usa strategia diverse, al Nord si va con la corruzione, con le società di comodo…qui è radicata da oltre 40 anni. Luciano Liggio viene arrestato a Milano nel 1974, da tre anni era latitante, qui. Al momento dell’arresto si è messo in posa per i fotografi, era sicuro di sé e ha fatto i compimenti a chi lo ha catturato. Per lui entrare in carcere era un premio, era servito e riverito e inoltre sarebbe stato curato per il morbo di Crohn di cui soffriva, mentre la condizione di latitante non gli permetteva di farlo” spiega Giombetti.

Alla domanda dei ragazzi sulle ecomafie, la risposta del generale: “Sono un settore di intervento, i mafiosi seguono i soldi, il profitto per mantenere tutti, le famiglie, le latitanze. I processi produttivi industriali producono scarti e questi scarti, spesso e volentieri velenosi o nocivi, il cui smaltimento deve essere fatto in certi modi, per i mafiosi sono un mercato in cui simulare lo smaltimento che non avviene – tramite fatture inesistenti e creando un giro di soldi. Numerose cisterne ogni giorno piene di rifiuti vengono bruciate o il contenuto è sversato nelle acque, e questo comporta danni alla salute pubblica e all’ambiente”.

I. F.