È stato spettrale commemorare il 25 aprile in solitudine lo scorso anno. È ormai più di un anno che la nostra vita è sospesa. Questa situazione spero ci abbia dato il tempo di riflettere su quanto conta per noi la libertà.
Libertà. Un concetto a volte abusato, a volte dimenticato ma che ora percepiamo in tutta la sua grandezza, obbligati a fare a meno di parte di essa.
Oggi proviamo un senso di costrizione e di ingiustizia per essere rinchiusi in casa, limitati nella nostra libertà di muoverci, di divertirci, di fare ciò che vogliamo.
Gli anni precedenti al 1945 videro i nostri nonni, gli stessi che sono stati messi a dura prova da questo male invisibile, limitati nella libertà di affermare i propri diritti, le proprie opinioni, di vivere e di amare, di credere nel proprio Dio.
Accanto a loro, a soffrire di più, oggi, i nostri giovani. Limitati nello studio, limitati nella attività sportiva, limitati nella socialità.
Per poter riprendere la strada del progresso che conduce al Bene comune è fondamentale riconoscere lo stretto legame esistente tra noi e coloro che siamo stati abituati a considerare come estranei alla nostra vita.
Una comunità unita, rispettosa e propositiva può raggiungere un benessere maggiore rispetto al movimento sparso ed individualista dei suoi singoli componenti.
Ognuno di noi ha e avrà il suo ruolo e la sua responsabilità in questa rinascita. Sarà difficile. Saremo tutti più di prima, o forse solo con maggiore consapevolezza, responsabili della salute di tutta la comunità.
La comunità ha bisogno dell’impegno di ognuno di noi. Dobbiamo dedicarle tempo e fatica. Le tante fragilità umane trovano cura nella solidarietà e nell’attenzione che famigliari, vicini di casa, concittadini riescono a dare alle persone che si trovano in difficoltà. Mai più che ora serve questo sforzo, questo senso di appartenenza.
In questa moderna battaglia per la libertà, il ringraziamento più grande va ai nostri moderni eroi, medici ed infermieri dei nostri ospedali, trovatisi dall’oggi al domani a gestire qualcosa di enormemente drammatico. La cicatrice psicologica che questa vicenda lascerà loro è molto simile a quella di chi visse in prima linea le guerre mondiali.
Non da meno l’impegno e la fatica dei nostri medici di base, dei soccorritori, di tutte le forze dell’ordine impegnate in questi tristi mesi e di tutte le associazioni che hanno dato il loro aiuto alla popolazione.
L’estate scorsa abbiamo fatto l’errore di scordarci troppo presto i momenti drammatici vissuti durante la prima ondata, ritrovandoci a viverne di peggiori. Sta a noi non commettere gli stessi errori.
Restare uniti, sorreggerci ed aiutarci è l’unico modo per ricordare, l’unico modo per riprenderci la libertà del nostro tempo, l’unico modo per ripartire.
La commemorazione del 25 aprile non è un inno al passato, ma un richiamo all’unità, alla fratellanza, alla solidarietà, al rispetto reciproco:
E’ un richiamo al vero senso di Libertà.
Viva il 25 aprile, viva la democrazia!
Riccardo Fasoli
Sindaco
Mandello del Lario
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