VARENNA – In occasione del Bicentenario della morte di Napoleone (5 maggio 1821) la Provincia di Lecco propone da sabato 8 maggio a Villa Monastero di Varenna un percorso, curato dal conservatore Anna Ranzi, che illustra in sette tappe le collezioni della Casa Museo attraverso una rilettura delle scelte operate dai proprietari che si sono susseguiti nel corso dei secoli e che hanno dato alla villa il suo attuale aspetto.
In particolare i coniugi De Marchi, ultimi proprietari della villa dal 1925 al 1939, furono attratti dal gusto neoclassico e dall’epoca napoleonica, come rivelano alcuni mobili, stampe e dipinti evidenziati nel percorso. Si tratta di dieci opere che fanno riferimento e prendono spunto dagli artisti che lavorarono per Napoleone, il pittore francese Jacques-Louis David (1748-1825), il milanese Andrea Appiani (1754-1817), l’incisore monzese Giuseppe Longhi (1766-1831), insieme ad altri come Pelagio Palagi (1775-1860), Mauro Gandolfi (1764-1834) e lo scultore Giovan Battista Comolli (1775-1830), che condivisero il milieu neoclassico e lo diffusero in Lombardia e altrove.
Nel Salottino Mornico sono collocati due cassettoni ispirati ai mobili neoclassici che i seguaci dell’abile intagliatore di Parabiago Giuseppe Maggiolini (1738-1814), autore di importanti arredi per la corte asburgica e napoleonica, per la nobiltà e per la ricca borghesia milanesi, realizzavano tra la fine del Settecento e l’inizio dell’Ottocento. Tra questi si distingue il noto monogrammista GBM, alle opere del quale vengono accostati i due mobili.
Nell’elegante decorazione intarsiata spiccano sulla fronte e sui fianchi figure mitologiche, tra cui la scena con Psiche davanti a Proserpina, tratta dalle Metamorfosi di Apuleio, che riprende un disegno di Andrea Appiani (1754-1817), oggi in collezione privata, utilizzato per la decorazione con le storie di Amore e Psiche della Rotonda di Villa Reale a Monza, commissionata nel 1792 dall’Arciduca d’Austria Ferdinando II Asburgo Lorena, forse su temi suggeriti dal poeta Giuseppe Parini.
Andrea Appiani, di cui è nota la collaborazione con Maggiolini, divenne nel 1804 pittore di corte di Napoleone, che apprezzò le sue doti e gli affidò la decorazione del Palazzo Reale milanese, conclusa nel 1808 e apprezzata addirittura da Stendhal. Gli assegnò anche l’ornamentazione di Villa Belgioioso a Milano (1812), residenza occupata dal figliastro Eugenio di Beauharnais, figlio di Giuseppina, Vicerè del Regno Italico. Ad Appiani si deve anche la traduzione in pittura delle campagne militari sostenute da Bonaparte tra il 1796 e il 1807, come ornamento della balconata della Sala delle Cariatidi del palazzo di corte di Milano. I dipinti, a monocromo, divennero celebri come i “Fasti di Napoleone” e furono incisi, tra il 1805 e il 1816, in 39 stampe per desiderio dello stesso Bonaparte. Ne verrà presentata una versione nella mostra Tracce napoleoniche nelle collezioni lariane, tra curiosità, inediti ritratti e noti Fasti, che si terrà a Villa Monastero dal 25 settembre al 30 gennaio, insieme ad altre interessanti opere mai esposte provenienti da raccolte private.
All’epoca neoclassica appartengono anche il divanetto e le sedie in legno intagliato e dipinto (originariamente policromi) con sedili incannicciati e motivi decorativi ispirati alle chinoiserie tipiche del tardo Settecento e del primo Ottocento, spesso presenti anche nella coeva porcellana.
Tra le stampe si segnalano quella raffigurante Napoleone al Gran San Bernardo del 1809 opera di Giuseppe Longhi e dedicata a Eugenio di Beauharnais, tratta dal famoso dipinto di David di cui sono note cinque versioni, eseguite tra il 1801-1803; quella desunta dal VI libro dell’Eneide eseguita nel 1818 da Paolo Caronni, allievo di Longhi, che riproduce il dipinto di Charles Le Brun dedicato alla magnanimità di Alessandro Magno; infine l’Educazione di Amore di Pelagio Palagi, incisa da Mauro Gandolfi.
Nella Camera sud est è presente un ritratto di gentiluomo riferibile agli anni Trenta dell’Ottocento, che, per i caratteri fisionomici, è accostabile al Ritratto di Francesco Melzi d’Eril, Duca di Lodi (Milano 1753-1816) realizzato da Andrea Appiani e collocato in collezione privata. Sempre in questa sala viene presentato il dipinto con Venere, Marte e Amore recentemente restaurato grazie al generoso sostegno del Lions Club Riviera del Lario. Risale al primo Ottocento e riproduce la famosa tela del pittore veneziano Giovan Battista Pittoni (1687-1767) eseguita nel 1723 circa e conservata al Louvre, insieme al pendant “Bacco e Arianna”.
L’autore viene considerato, insieme a Sebastiano Ricci, Rosalba Carriera, Jacopo Amigoni e Giovan Battista Tiepolo, tra i più interessanti pittori del Rococò veneziano. La versione ottocentesca conservata a Villa Monastero, di ottima esecuzione benché replica tarda, testimonia il successo di temi mitologici anche nel neoclassicismo maturo, che termina verso gli anni Trenta del XIX secolo, in forme talvolta già di maniera.
Nel Salottino Napoleonico, che presenta una bella caminiera con specchiera di gusto neoclassico, si trova il ritratto di Napoleone recentemente acquisito e esposto per la prima volta in questa particolare occasione. Eseguito a pastello con una raffinata resa pittorica, rappresenta il protagonista nel suo studio, come appare nel dipinto realizzato da Paul Hippolyte Delaroche (1797-1856) negli anni attorno al 1840, rinomato pittore di storia e ritrattista che fu allievo di Antoine Jean Gros, autore del ritratto di Bonaparte nella battaglia di Arcole.
Anche la decorazione del giardino botanico di Villa Monastero rivela elementi architettonici di indubbio gusto neoclassico, quali il tempietto con colonne corinzie e vasi in marmo e pietra. Presenta inoltre un gruppo scultoreo di notevole fascino, che si innalza vicino all’ingresso nella parte alta del giardino, contornato dalle fronde dei cipressi e dei cedri centenari che ornano la dimora. L’elegante scultura raffigura la Clemenza dell’imperatore Tito nei confronti di Vitellia e Sesto, che avevano congiurato contro di lui: è opera dello scultore neoclassico Giovan Battista Comolli (1775-1830) e fu l’ultima opera eseguita dall’artista, come attesta l’iscrizione posta sul basamento.
Il percorso rimarrà visitabile fino al 30 dicembre 2022.