Ieri sera ho ascoltato la conversazione di Papa Francesco con Fazio.
Vorrei sottolineare due punti che possono essere interpretati dal punto di vista medico; entrambi sono relativi a due sensi: il tatto e la vista.
Il Papa ha affermato che bisogna “toccare” il povero, il fratello bisognoso.
In medicina il toccare, definito palpazione, fa parte della visita.
Esiste un’arte del toccare medico, con tanto di libri e trattati. Quest’arte si chiama semeiotica, che è la disciplina che studia i sintomi e i segni clinici, utili per fare una diagnosi corretta.
Ora l’arte del toccare si sta perdendo, soppiantata prepotentemente dalla tecnologia sempre più sofisticata.
I medici toccano male e di fretta, perché non sanno più toccare (mancano anche i maestri che insegnano a toccare), oppure non toccano più del tutto, ma si limitano a guardare gli esami strumentali.
Ovviamente ben vengano gli esami, ma non toccare il paziente, come pure non ascoltarlo, è un grave errore, che deve essere evitato.
Per quanto riguarda il vedere, il Papa ha ricordato che nessuno ha il diritto di guardare l’altro, il fratello, dall’alto in basso se non per aiutarlo rialzarsi.
Questo è un punto importante che nessun medico dovrebbe dimenticare, considerando proprio che il rapporto medico-paziente è per sua natura sbilanciato: il medico è sano e il paziente è in cerca d’aiuto, il medico è in piedi e il paziente è sdraiato sul lettino (quindi la vista è necessariamente dall’alto in basso), il medico è vestito e il paziente è nudo.
Occorre ricordare che comunque si tratta di un rapporto tra due esseri umani, uno particolarmente fragile e bisognoso d’aiuto.
Direttore Unità Operativa di Senologia
Ospedale di Gravedona
Presidente LILT di Como