ESINO LARIO/PERLEDO – Una settimana di cultura, la prossima, per i Comuni della Val d’Esino, che domenica 24 e sabato 30 aprile ospiteranno lo storico Valerio Ricciardelli per un tuffo nella storia.
Nel primo appuntamento, domenica 24 aprile alle 16:30 nella Chiesa parrocchiale di Esino, Ricciardelli presenterà la sua ultima pubblicazione dal titolo: Conversazioni libere su don Rocca, parroco di Esino dal 1927 al 1965- Ragionamenti e note di archivio in attesa della sua biografia. Questo volumetto di 90 pagine è l’anteprima di una prossima impegnativa biografia di don Rocca, che l’autore ha in programma da tempo.
L’obiettivo di Ricciardelli è di non far cadere nell’oblio la figura di quello che lui chiama un grande prete della Chiesa Ambrosiana e il più grande benefattore della comunità esinese. In effetti, leggendo anche solo questa anteprima, si colgono delle notizie molto interessanti e per certi aspetti inedite su questo grande sacerdote che oltre ad essere stato un protagonista nella storia esinese, si è distinto in ruoli importanti anche in quella nazionale.
Lo stile narrativo sottende nell’autore una grande preoccupazione sulla società dell’obblio in cui viviamo. Una società dove la storia è una disciplina sempre più marginalizzata, e dimenticare il passato è un fenomeno connesso all’incapacità di progettare il proprio futuro.
Ecco perché l’autore dedica il libro ai giovani di Esino di oggi e di domani, perchè dalla conoscenza di quel grande prete si facciano provocare per costruire il loro futuro.
Certamente la data simbolica del 24 aprile consentirà di ricordare don Rocca anche per i suoi alti meriti e per le sue pericolose peripezie nel periodo della Resistenza. Pochi sanno che il sacerdote, che fu coordinatore partigiano del luogo, diede ospitalità nei difficili mesi dell’estate del 1944 ai nipoti e alla nuora di Mussolini. I bambini infatti, bisognosi di cure, furono ricoverati a Esino sotto la protezione del parroco e a conoscenza di pochi. Ristabiliti poterono tornare a casa senza correre il rischio di diventare ostaggi innocenti. Fu alto il merito di don Rocca nel periodo della Resistenza, che non fu solo partigiano nel periodo 1943-45 per combattere il fascismo e il nazismo. La Resistenza, per don Rocca, fu occuparsi della dignità umana, non tradire l’uomo da qualsiasi parte fosse schierato; la Resistenza per don Rocca, come ebbe a dire anni dopi il cardinal Martini, fu la “scelta dell’umano contro il disumano”, quale presupposto di ogni ideologia e di ogni etica personale.
Il concetto di Resistenza di don Rocca, scrive sempre Ricciardelli, era già ben espresso, da più di vent’anni, nel suo libro bianco dal titolo: L’agitazione dei contadini milanesi e comaschi, ben raccontato nella pubblicazione, che si ispirava alla dottrina sociale della Chiesa della Rerum Novarum, trasportata alla questione contadina.
Anche questo studio di don Rocca, sicuramente inedito e pubblicato quand’era ancora giovane coadiutore a Malgrate e consegnato nelle mani di Achille Grandi che lo utilizzò in Parlamento per proporre la discussione della riforma agraria, contribuisce a descrivere l’eccezionalità del personaggio.
Ricciardelli, nel suo libro ne parla in modo dettagliato.
Il secondo appuntamento sarà sabato 30 aprile, alle 17:30 a Perledo, sul panoramico sagrato della chiesa parrocchiale. In quella occasione, Ricciardelli, presenterà ai perledesi e ai varennesi il volume: Storia e genealogia dei Maglia (maia) – da Sordevolo alla Val d’Esino, già presentato a Esino e a Sordevolo lo scorso mese di dicembre.
È il risultato di uno studio, tradotto in un volume di ben 300 pagine, su una famiglia che ben cinquecento anni fa lasciò il paese di Sordevolo, oggi in provincia di Biella, per giungere in Val d’Esino, dapprima a Gittana, poi a Esino Superiore, per diffondersi nei primi anni del Seicento in Valsassina. Oggi quella famiglia, ormai quasi estinta a Sordevolo, è ben presente nelle terre lariane dopo aver raggiunto a partire dal capostipite sordevolese ben sedici generazioni.
Anche in questo lavoro del Ricciardelli troviamo un approccio originale nella ricostruzione della storia locale, dove le vicende di una famiglia, in tutti i loro rami, e ben descritte attingendo dalle fonti documentarie di tanti archivi, si collocano sullo sfondo di un periodo storico di ben cinquecento anni.
L’originalità di questa famiglia, migrata da Sordevolo per fattori economici di mestiere, era proprio la professione artigianale esercitata: quella di costruttori di tetti in piode; infatti, erano chiamati teciari.
Di costoro si ha addirittura evidenza di un contratto firmato nel lontano 1622 per la costruzione della Chiesa di S. Carlo e del sacro Monte di Arona. Furono proprio i Maglia di Gittana che lo sottoscrissero.
L’abilità artigianale dei Maglia è riconducibile, secondo Ricciardelli, dalla riedificazione della chiesa di Oropa e dell’ospizio, lavori fatti sul finire del Quattrocento e che videro coinvolti molte famiglie sordevolesi, tra cui i Maglia.
Lo studio di Ricciardelli ci riporta anche a Oropa, oggi il santuario Mariano più grande della fascia alpina, ma all’epoca luogo di culto, di antiche origini, sul percorso devozionale che collegava Como, con Biella e poi giungere in Val d’Aosta.
E proprio su questo percorso si erano mossi fin dal Trecento le genti della Val d’Esino che frequentarono la Val d’Aosta e le terre confinanti per il commercio dei panni di lana. Addirittura, un prete esinese fu canonico della cattedrale d’Aosta e nel 1539, giunse a Esino, assieme al primo Viglienghi proveniente da Cogne, prete Ugone di Valletta che fu parroco del luogo per quasi vent’anni.