COLICO – Per onorare il Giorno della Memoria (27 gennaio, data dell’abbattimento dei cancelli di Auschwitz), istituito con legge 211 del 20 luglio 2000 nel ricordo dello sterminio e delle persecuzioni subite dal popolo ebraico e dai deportati militari e politici italiani nei campi nazisti, la Provincia di Lecco e il Comune di Colico organizzano “Le rotaie della memoria – Monologo sulla vita di Albino Calletti, Capitano Bruno” con Giulia Viana, regia di Giacomo Ferraù, luci e scene di Giuliano Almerighi e produzione ad opera di Eco di fondo. L’evento è in calendario per domenica 26 gennaio alle 20:30 a Colico, all’Auditorium Michele Ghisla. Ingresso libero.
“Quest’anno la proposta culturale per commemorare il Giorno della Memoria è frutto della condivisione tra la Provincia di Lecco e il Comune di Colico - commentano la Presidente Alessandra Hofmann e la Consigliera provinciale delegata a Cultura e Beni culturali Silvia Bosio -. Con questa iniziativa vogliamo proporre un momento di conoscenza e riflessione sulla realtà vissuta in quel periodo storico anche dal popolo italiano a causa delle atrocità commesse dai regimi dittatoriali. Il Giorno della Memoria ci insegna l’importanza del ricordo, della consapevolezza storica, della tolleranza, della responsabilità comune e del coraggio di scegliere, per costruire una società giusta e rispettosa dei diritti umani”.
Lo spettacolo
Albino Calletti racconta la sua giovinezza, la sua crescita e la sua maturità. La sua passione politica lo conduce, come un treno: il gruppo giovanile socialista di Castelletto sopra Ticino, il carcere, prima al San Vittore di Milano poi al Regina Coeli, e in seguito al Forte Urbano di Castelfranco Emilia, la guerra in Russia, le montagne dei partigiani per tornare disperatamente e finalmente a casa.
L’entusiasmo, la forza d’animo, l’umanità di questa persona aprono grandi domande sulle possibilità di ognuno di noi. Sembra facile, oggi, immedesimarsi nella posizione di ogni uomo, di come ognuno di loro avesse davanti soltanto due scelte in un momento storico come quello, gli anni del fascismo: accettare la dittatura e farne parte o combattere per cambiare. Diversa però è l’attitudine con cui ogni essere è disposto ad approcciarsi all’una o all’altra parte. Albino, nome di battaglia “Capitan Bruno”, è uno degli esempi di come la sua non fosse soltanto una necessità dettata dalla situazione, ma una vera e propria missione, un senso enorme di responsabilità non solo per i suoi cari, ma anche e soprattutto per i compagni.