VARENNA – Tante persone domenica mattina si sono ritrovate alla Montagnetta di Fiumelatte per ricordare i partigiani di Rancio e del lago trucidati dalle brigate nere fasciste 80 anni fa. Qui, la mattina dell’8 gennaio del 1945, i fascisti delle brigate nere, simulando un attacco di partigiani, fecero scendere i sei partigiani dal camion che li stava traducendo a Como e li fucilarono.

Le vittime furono: Carlo Rusconi, nato nel 1920 a Vendrogno, Ambrogio Inverni “Lupo”, nato nel 1914 a Bellano, Domenico Pasut, nato nel 1922 a Mandello, Giuseppe Maggi “Beppe”, nato nel 1924 a Lecco, Virgilio Panzeri “Ciccio”, nato nel 1924 a Lecco e Carlo Bonacina nato nel 1921 a Lecco.

Una celebrazione viva e sincera che ha visto la partecipazione di numerose autorità a partire dal vice prefetto, Marcella Nicoletti, i sindaci Mauro Manzoni di Varenna e Riccardo Fasoli di Mandello del Lario, dei consiglieri comunali Franco Redaelli di Bellano e Alberto Anghileri di Lecco, dei rappresentanti dell’ANPI Lario Orientale, Rancio e provinciale Lecco e delle associazioni d’arma, del comandante della Stazione Carabinieri di Bellano maresciallo Gennaro Cassano e del parroco di Varenna. Presenti anche Eros e Nicos, nipoti di Domenico Pasut, uno dei partigiani uccisi. Presenti poi i rappresentanti di ANA di Varenna, dell’Associazione Nazionale Carabinieri di Calolziocorte e dei Caduti e dispersi in guerra.

Nel ricordare i Partigiani, il rappresentante dell’ANPI ha ricordato come la violenza e i disvalori costruiti nel ventennio dal regime fascista si basino su una idea sbagliata della convivenza umana, quella in cui esistono uomini e sottouomini, sommersi e salvati, in cui il diritto della forza prevale sulla forza del diritto.

“Il sacrificio di questi uomini ha contribuito alla nostra libertà – ha ricordato il sindaco di Varenna Mauro Manzoni – che ciascuno di noi oggi può assaporare. Noi abbiamo il privilegio di poter ricordare e trasmettere la gratitudine a questi uomini e allo stesso tempo il compito di trasmettere i valori della libertà, dell’uguaglianza e della solidarietà ai giovani d’oggi”. Ha poi aggiunto: “Mi chiedo: quali sono i valori a cui la gente di oggi fa principalmente riferimento? Da quale speranza sono mossi gli uomini e le donne del nostro tempo? Per cosa sarebbero disposti oggi a dare la vita? Abbiamo un ideale che ci trascende e che dà senso alle nostre vite? Questi sei uomini uccisi ci rammentano sicuramente che le vite guidate da un ideale nobile come era il loro emanano una grande luce e rischiarano i nostri cammini, disseminati a volte di stanchezze, delusioni e inciampi. Le notti della Storia sono state innumerevoli e sono diventate, in alcune circostanze, tenebra fitta a causa della mancata vigilanza di molti di fronte a certi piccoli segni di barbarie che avanzavano sotto traccia nelle società e che non si sono voluti vedere e denunciare per tempo”.

Parole riconfermate anche dal vice prefetto Marcella Nicoletti che ha ricordato l’importanza di trasmettere ai giovani i valori di libertà che hanno mosso i partigiani 80 anni fa.

Le celebrazioni per gli 80 anni dell’eccidio della Montagnetta di Fiumelatte sono cominciate nella sala polifunzionale di Varenna, sabato 18 gennaio con “cantarResistenza”: 35 valsassinesi e non solo coinvolti nel laboratorio ideato per trasmettere canti e emozioni, con esibizioni che prima si sono svolte a Pasturo, Barzio e Bellano, utilizzando le canzoni come strumento di espressione diretto e immediato. Si è voluto così ricordare la storia, la vita e le emozioni con canti dei partigiani e letture di poesie di David Maria Turoldo.

E la cerimonia di domenica si è conclusa con la lettura di una poesia di David Maria Turoldo da parte del sindaco di Varenna Manzoni dedicata ai combattenti della Resistenza, intitolata ‘Ritorniamo ai giorni del rischio’:

Torniamo ai giorni del rischio,
quando tu salutavi a sera
senza essere certo mai
di rivedere l’amico al mattino.

E i passi della ronda nazista
dal selciato ti facevano eco
dentro il cervello, nel nero
silenzio della notte.

Torniamo a sperare
come primavera torna
ogni anno a fiorire.

E i bimbi nascano ancora,
profezia e segno
che Dio non s’è pentito.

Torniamo a credere
pur se le voci dai pergami
persuadono a fatica
e altro vento spira
di più raffinata barbarie.

Torniamo all’amore,
pur se anche del familiare
il dubbio ti morde,
e solitudine pare invalicabile…