BELLANO– La rassegna Il bello dell’Orrido, promossa dal Comune di Bellano (a cui è stata riconosciuta la qualifica di “Città che legge 2024-2025-2026”), prosegue l’esplorazione del concetto di “sublime”, introdotto nelle edizioni precedenti, intrecciando il suo calendario con il percorso del progetto BAC Bellano Arte e Cultura, che quest’anno si amplia dotandosi di nuovi spazi museali.
Dalla primavera fino a fine anno, le interviste di Armando Besio, ideatore e curatore della rassegna dalla prima edizione nel 2019, tornano ad animare il cinema di Bellano con sette incontri uniti dal fil rouge “Intelligenze naturali” con la proposta di una riflessione critica sulla contrapposizione tra umano e artificiale. Nei primi tre incontri in programma, Flavio Caroli, Vivian Lamarque e Massimo Castoldi portano sul palco esperienze e conoscenze radicate nella creatività, nella sensibilità e nella profondità dell’arte, come antidoto e risposta alle artificialità del presente.
Sabato 29 marzo alle 18 Flavio Caroli racconta e si racconta: una lunga carriera accademica e divulgativa e una approfondita conoscenza del mondo dell’arte, che riesce a trasmettere in modo chiaro e coinvolgente anche al grande pubblico, lo hanno reso uno dei più noti critici dell’arte in Italia. Ravennate di nascita e milanese d’adozione, Caroli ha dedicato i suoi studi in particolare all’analisi dei modelli introspettivi nell’arte occidentale, affiancando alla sua attività di ricerca scientifica un’inconfondibile capacità divulgativa, testimoniata anche dalle numerose presenze televisive in programmi culturali e divulgativi come Che tempo che fa, condotto da Fabio Fazio. Per anni responsabile scientifico delle attività espositive di Palazzo Reale a Milano, ha curato numerose mostre dedicate in particolare all’arte lombarda, al futurismo e alla fisionomica (L’anima e il Volto, 1998).
In questo incontro, particolare attenzione viene data al suo ultimo testo, L’altra storia dell’arte. I vinti vincitori (Rizzoli), dedicato al racconto di artisti controversi, dimenticati o misconosciuti che, pur rimanendo ai margini della linea tradizionale, hanno lasciato un’impronta indelebile del loro passaggio, influenzando e indirizzando profondamente la disciplina artistica. Tra questi spiccano Lorenzo Lotto (autore del dipinto dal quale è tratto il particolare in copertina), Giuseppe Maria Crespi e Filippo De Pisis.
Il calendario prosegue sabato 26 aprile con Vivian Lamarque, poetessa tra le più amate in Italia: con uno stile caratterizzato da un linguaggio semplice e quotidiano, spesso ispirato al mondo delle fiabe e dell’infanzia, affronta da sempre questioni personali e private con grande delicatezza. Data in adozione a nove mesi in quanto figlia illegittima, i temi dell’abbandono e della ricerca delle origini fanno da sempre parte della produzione poetica di Lamarque. Maestra nel combinare un’apparente leggerezza e semplicità di scrittura con un’intensa profondità emotiva, è stata recentemente celebrata dallo scrittore Aldo Nove, che ha opportunamente definito i suoi versi come caratterizzati da “spietata, inimitabile dolcezza”. Traduttrice di autori come Paul Valéry, Baudelaire e La Fontaine, è anche prolifica scrittrice di fiabe e libri per bambini. Punto centrale del dialogo con Besio è L’amore da vecchia (Mondadori), vincitore del Premio Strega Poesia, del Premio Viareggio-Rèpaci e del Premio Umberto Saba Poesia.
Sabato 31 maggio l’appuntamento è con Massimo Castoldi: filologo e critico letterario, studioso di Pascoli e Manzoni, ha dedicato i suoi studi all’approfondimento della cultura e della memoria storica italiana. È professore di filologia italiana presso l’Università degli Studi di Pavia e collabora con istituzioni culturali e accademiche. Curatore di numerosi volumi, oltre alle pubblicazioni in ambito letterario e linguistico si è occupato di storia della Resistenza, della cultura italiana durante il Fascismo, della censura e delle tematiche della memoria. Le origini e il significato autentico dell’inno nazionale italiano sono raccontate in L’Italia s’è desta. L’inno di Mameli, un canto di pace (Donzelli), nel quale analizza il contesto storico in cui nacque e il messaggio di pace e di fratellanza che porta con sé. Un’occasione per riscoprire un simbolo identitario spesso incompreso, mettendo in luce anche la storia tragica del ragazzo Mameli, protagonista di questo momento storico.
Inizio incontri alle 18, presso il Cinema di Bellano, via Roma, 3.
Tutti gli appuntamenti sono a ingresso gratuito.
A fine evento è previsto il firmacopie con l’autore.