COLICO – Sarà Histoire du soldat, opera capolavoro di Stravinskij-Ramuz, ad andare in scena venerdì 22 luglio alle 21.00 al Forte Montecchio, in occasione della XII edizione del Festival Internazionale Musica sull’Acqua, sotto la direzione artistica di Francesco Senese, ma con qualche importante novità.
Questa Histoire du soldat (et du diable), produzione del Festival, avrà una nuova traduzione del testo a cura del musicologo e critico musicale Guido Barbieri, che sarà anche voce narrante, gli elementi scenici e le installazioni dell’artista Velasco Vitali e le coreografie di Tony Lopresti realizzate per i ragazzi del Corpo mimico del Festival. A impreziosire la serata la presenza di sette musicisti di fama internazionale, amici del Festival, che si ritroveranno a Colico per questo evento speciale. Interpreti della partitura stravinskiana: sono Francesco Senese (violino), Edicson Ruiz (contrabbasso), Anton Dressler (clarinetto), Fredrik Ekdahl (fagotto), Alper Çoker (tromba), Diego Gatti (trombone) e Raymond Curfs (percussioni); all’allestimento prenderà parte anche Moni Ovadia che ha prestato la sua voce per gli interventi registrati del Soldato e del Diavolo.
Il Caffè del Festival di mercoledì 20 luglio alle 22.00 all’Hotel Risi di Colico, storico albergo dell’Ottocento che affaccia direttamente sulle sponde del lago, sarà l’occasione per introdurre il pubblico in questa nuova produzione: con la partecipazione di tutti gli artisti e musicisti coinvolti, si parlerà di Stravinskij, della sua Histoire, e del rapporto del compositore russo con le arti.
Ad ospitare lo spettacolo di venerdì 22 sarà il Forte Montecchio, fortezza della Prima Guerra Mondiale che con la sua posizione offre un panorama unico del lago di Como e delle montagne della Valtellina e della Valchiavenna. Si tratta della fortezza della Grande Guerra meglio conservata in Europa, costruita in pochi mesi fra il 1912 e il 1914. In quello stesso periodo, pochi anni dopo, accerchiato dalla guerra, espropriato dalla Rivoluzione Russa, Stravinskij si rifugiò esule in Svizzera, componendo nel 1918 la sua Histoire uno spettacolo volutamente pensato in forma “portatile”, facile da far girare con i suoi sette musicisti e la voce narrante. Scritta insieme allo scrittore Ramuz, basato su una favola russa di Afanasiev, l’Histoire ricorda, per dirla con le parole di Peter Sellars, “l’opera di un profugo sul tema dell’essere profughi”, un lavoro che per tema e concezione ha segnato un’intera epoca e che mantiene oggi intatta la sua forza e la sua attualità.