LARIO – Le condizioni di precarietà della Superstrada 36 sono da tempo note ed evidenti alle migliaia di automobilisti che ogni giorno percorrono la Statale, ma dopo l’abbassamento dei limiti di velocità dai cento chilometri orari agli attuali 90, con lunghi tratti a 70 e altre parti a 60, la rabbia e il dibattito cresce ogni giorno. Un solo giorno di pioggia e il dibattito riprende.
Se le condizioni sono instabili, la domanda più frequente posta dagli automobilisti è relativa a tutti i danni precedenti alla riduzione del limite. L’elenco delle cose che non vanno sulla Statale che da Lecco sfreccia fino in Valtellina è lungo, si passa dai cartelli stradali in parte coperti dalla vegetazione, alle piazzole di sosta dove si accumulano rifiuti, parti di guard rail danneggiate e non riparate, buche disseminate lungo tutta l’arteria e segnaletica orizzontale carente. La scarsa manutenzione è evidenziata dalla poca cura nei cartelli, arrugginiti da tempo e adagiati a terra, che avvertono della possibilità di allagamenti e impongono il limite di 60 all’ora. Dopo quattro anni ci segnaletica abbandonata, la soluzione di Anas è stata trovata nell’apposizione di quattro cartelli sul ciglio della strada, certo non devoluti all’eliminazione del pericolo, ma a sollevare Anas da responsabilità.
L’abbassamento dei limiti ha messo in moto l’ipotesi di class action da parte dell’ex assessore Franco De Poi, basato sul presupposto per cui se al momento i limiti sono stati abbassati per la presunta pericolosità della morfologia della strada, negli anni precedenti Anas avrebbe permesso di andare a una velocità pericolosa ponendo cartelli sbagliati.
Anche Nadia Ciappesoni, mamma di Diego Girotti, che ha combattuto una dura battaglia con Anas affinchè mettesse il guard rail nel punto in cui suo figlio era precipitato da un viadotto, parla a Il Giorno di questa situazione: “appoggio pienamente l’iniziativa di De Poi – afferma la colichese – se Anas oggi ritiene che i limiti messi in passato fossero troppo alti deve assumersi le responsabilità civili e penali di quello che è stato fatto. Nel caso di Diego i legali di Anas hanno sollevato in modo marginale la questione velocità visto che le perizie hanno stabilito che procedeva tra i 90 a i 110 all’ora, quindi nei limiti di all’ora. Ma se adesso mi vengono a dire che quei limiti erano troppo elevati allora tutto cambia e, oltre alla mancanza del guard rail, anche la velocità potrebbe avere avuto un ruolo nella morte di mio figlio. Se Anas aveva messo dei limiti troppo alti allora ne deve rispondere”.
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