MANDELLO DEL LARIO – “Dimissioni a non finire, maltrattamenti e insulti ai dipendenti negli ultimi mesi alla Gilardoni Raggi X”, accuse che sono state portate all’attenzione dai sindacati a Liliana Baccari, Prefetto di Lecco, alla presenza di Cgil e Cisl, del sindaco di Mandello Riccardo Fasoli e di parte del personale della questura e Rsu.
“Abbiamo voluto questo incontro, con l’azienda assente, per portare alla luce del Prefetto le nostre preoccupazioni sul futuro dell’azienda” spiega Fabio Anghileri della Fiom Cgil. “Nei mesi la situazione è andata peggiorando. Le criticità non sono solo in merito ai fatti, ma soprattutto alla paura che l’azienda possa fallire, trascinando con sè anche il futuro di Mandello e del settore secondario lecchese”.
“L’azienda ha sempre rappresentato una delle più importanti risorse del territorio ed è la stessa a voltarci la spalle al momento” continua Emilio Castelli (Cisl – Fim) “infatti le comunicazioni sono pari a zero e gli unici aggiornamenti che possiamo portare all’attenzione del Prefetto sono quanto ci è giunto dalle esperienze dei dipendenti stessi. La problematica maggiore è quella organizzativa, le tante dimissioni e le riassunzioni mancate fanno temere che l’azienda non possa reggere oltre”.
A seguito dell’esito del pronunciamento del tribunale di Milano sulla causa per “distruzione di valore” di domani, verranno presentati ulteriori aggiornamenti in merito alla situazione della Gilardoni. Difatti, spiega Anghileri “l’incontrocon il Prefetto è stato stabilito come aggiornamento degli ultimi episodi all’interno dell’azienda anche se, dal blitz di aprile ad oggi, e nonostante le nuove persone inserite nel consiglio di amministrazione non è cambiato nulla, anzi in alcuni casi la situazione può dirsi peggiorata”.
Oltre 90 lavoratori hanno lasciato la Gilardoni negli ultimi anni, spesso non rimpiazzati e negli ultimi tempi il peggioramento della situazione avrebbe visto, ad esempio, un dipendente neoassunto prendere servizio alle 8 del mattino e rinunciare un quarto d’ora più tardi.