LECCO – Si è cacciato davvero in un brutto guaio M. T., un giovane di Colico che nell’agosto dello scorso anno è stato fermato da una pattuglia dei carabinieri in via Nazionale nord, a bordo della sua Fiat Punto. “Era un controllo di routine, dalla nostra banca dati non è emerso nessun riscontro, ma vedendolo molto agitato abbiamo deciso di perquisire l’auto e nella tasca sinistra della portiera anteriore abbiamo rinvenuto un coltello a serramanico” spiega il militare che ha eseguito l’operazione.
E proprio per questo coltello oggi il ragazzo si trova seduto al banco degli imputati con l’accusa di aver violato le norme che regolano il porto d’armi. “In realtà quello è un coltello di famiglia – spiega – che probabilmente ha lasciato in auto mio padre dopo averlo usato per fare qualche lavoro nell’orto, quando mi hanno fermato non sapevo neanche fosse lì”.
Circostanza confermata da entrambi i genitori dell’imputato: “Mio figlio utilizza prevalentemente la Punto – sostiene la madre – però d’estate si serve anche della moto per andare a lavorare, così mio marito se deve trasportare qualcosa nell’orto prende lui quest’auto e con ogni probabilità in una di queste occasioni ha dimenticato il coltellino in auto”.
E il padre del ragazzo precisa anche qual è stata l’occasione: “Pochi giorni prima che fermassero mio figlio avevo preso la Punto perché dovevo portare dei sacchi di terriccio nell’orto e avevo portato con me quel coltello, che di solito uso per lavori manuali o quando vado in montagna, per aprire questi sacchetti. Poi siccome indossavo dei pantaloncini corti e leggeri, con solo una tasca posteriore, quando sono risalito in auto ho tolto il coltello dalla tasca per evitare di rovinare il sedile e l’ho messo nella tasca della portiera, poi me ne sono dimenticato”.
Dal momento che con la sua deposizione il teste rischia di autoincriminarsi, il giudice Lomacci ha disposto che il rinvio del suo interrogatorio al 28 gennaio perché possa proseguire alla presenza di un legale.
Manuela Valsecchi