ESINO LARIO – Tra le iniziative de “La Montanina” di Esino per coinvolgere i richiedenti asilo ospitati anche un premio cinematografico, e sabato 25 marzo, a Milano, i ragazzi consegneranno una targa al regista del film premiato.
“La Montanina” ospita attualmente 38 profughi di 12 nazionalità diverse e l’impegno dei responsabili della struttura è notevole per rendere fruttuosa, in vista del loro inserimento sociale e lavorativo, la lunga permanenza causata dalla lentezza delle pratiche burocratiche di riconoscimento dello stato di rifugiato.
Il Premio Prospettive nasce nell’ambito del 27° Festival del Cinema Africano, d’Asia e America Latina, dal desiderio di offrire ai richiedenti asilo ospitati dal Coe a Esino Lario l’opportunità di conoscere e giudicare alcuni cortometraggi di registi italiani che raccontano la realtà dei tre continenti e le questioni dell’emigrazione e dell’integrazione nel tessuto sociale del nostro Paese.
Nello specifico il premio è assegnato a un cortometraggio del concorso Extr’A – Razzismo Brutta Storia da una giuria composta da cinque membri: Ernest Acheampong, Sylli Diallo, Azhar Iqbal, Usman Haider Qureshi, Majid Shamshair, seguiti in questo percorso da tre operatori dell’associazione.
“Ci è sembrato questo il modo migliore per celebrare i dieci anni del concorso Extr’A – Razzismo Brutta Storia – sottolinea Rosa Scandella, presidente Coe – una delle sezioni competitive del nostro festival che in questi temi ha da sempre trovato la propria ragion d’essere. Attraverso questo premio abbiamo voluto dar vita ad una sorta di gioco di specchi in cui, attraverso un ribaltamento dei ruoli, gli ospiti di Esino Lario diventeranno osservatori e quindi giudici della rappresentazione cinematografica delle proprie comunità di appartenenza e della condizione dell’emigrato. Emergerà un caleidoscopio di punti di vista – di prospettive, appunto – bussola preziosa per orientarsi lungo l’orizzonte tracciato dalla cronaca dei nostri giorni. Un esperimento, quello del Premio Prospettive, destinato a riuscire perché qualunque sia l’esito di questo lavoro non potremo che accettarlo e custodirlo”.