VIENNA (AUSTRIA) – Roberto Pasino, il biker perledese, è a più di metà percorso nella sua avventura che dal lago di Como lo sta portando a Budapest capitale dell’Ungheria.
Roby è arrivato a Vienna dopo aver percorso 930 chilometri e si lascia andare in una serie di pensieri ispirati al fiume Danubio paragonandolo come percorso a quello della pellegrinaggio sul Cammino di Santiago o alla Route 66.
“Il Danubio non è da percorrere a tutta fretta e sotto sforzo come sto facendo in questi giorni ma va vissuto ad ogni tratto se possibile con la famiglia – spiega l’atleta – oppure da soli con la tenda o in gruppi organizzati ma vivendolo e non facendolo “scorrere” velocemente sotto i piedi”.
Il Danubio ha ancora quel “selvaggio” che piace agli avventurieri, “non è come il Reno che è un fiume diventato decisamente commerciale, dentro e fuori da città come Strasburgo, Basilea, Bonn, Colonia dove sulle rive si trovano barconi ristoranti e tutto diventa mordi e fuggi fino ad arrivare in Olanda, spiega Roberto.
Intorno al Danubio è tutto meno industriale, più lento, a portata d’uomo e per quello che “mi dispiace percorrerlo quasi mancandole il rispetto” commenta Roberto.
Comunque, racconta Pasino, gli austriaci pur avendo la possibilità di sfruttarlo al massimo, hanno arricchito il percorso con dei piccoli negozietti per ristorarsi oppure piccoli traghetti romantici per lo scambio di sponda lasciando molto selvaggio e naturale il luogo.
Roberto questo sabato riposa per riprendere energie e prepararsi ai 600 chilometri che gli mancano per raggiungere Budapest, passando da Bratislava ed entrando in altre regioni dove potrà vedere di persona come viene interpretato il grande fiume europeo per eccellenza.
F.M.