ABBADIA LARIANA – Una serata sulla sensibilizzazione alla donazione degli organi giovedì sera ad Abbadia Lariana nella sala civica intitolata a don Carlo Gnocchi, uno dei primi donatori di cornee.

Ha introdotto il sindaco Cristina Bartesaghi: “È l’inizio di un percorso. Anche il nostro Comune è impegnato nell’introduzione della carta d’identità elettronica, dove al momento del rinnovo verrà chiesto al cittadino maggiorenne di esprimersi in merito alla scelta della donazione degli organi (sì – no – non mi esprimo). Cogliamo questa occasione per far riflettere e giungere preparati a questo appuntamento. È importante infatti che ognuno scelga, sia in modo positivo sia negativo, così da non lasciare ad altri l’onere della decisione”.

Sono intervenuti Colombo, vice presidente Aido provinciale di Lecco, il dott. Lusenti, ex coordinatore centro trapianti ospedale di Lecco, il dott. Dell’Oro, assistente centro trapianti e don Vittorio Bianchi. Gli argomenti proposti hanno sfatato una serie di opinioni che si sono diffuse sull’argomento ma che non hanno fondamento scientifico. Ad esempio, non è vero che i donatori devono essere giovani: anche alcuni organi di una persona anziana possono essere utilizzati.

Non è vero che l’equipe medica asseconda la morte del paziente per poter prelevare gli organi: il personale del reparto di rianimazione si adopera innanzitutto per la vita delle persone. E non è vero che si possa correre il rischio di prelevare gli organi da un paziente apparentemente morto: ci sono una serie di esami meticolosi e un’osservazione di almeno sei ore prima di dichiarare la morte cerebrale. I medici presenti hanno perfettamente chiarito la differenza tra coma (reversibile) e morte cerebrale (irreversibile): i donatori sono sempre e solo in morte cerebrale.

Al termine della serata ha proposto la sua testimonianza una persona che, dopo un lungo periodo di malattia, iniziato a cinquant’anni, ha dovuto necessariamente accogliere il trapianto del cuore. La difficoltà di accettare la malattia e l’inabilità, il desiderio di reagire e non abbattersi, il sopportare la sofferenza e la precarietà, l’ansia per l’attesa di un cuore nuovo, ricoverato per mesi in un reparto in cui ogni giorno si vedevano morire pazienti (anche bambini) che non avevano ricevuto per tempo un organo.

Durante la serata la conferma che scegliere per la donazione degli organi è certamente una questione che interroga la nostra intelligenza e la nostra coscienza, ma è in primis una questione di cuore, cioè di sentire empatia per un altro essere umano, un sentimento che interroga, scuote e fa superare tutti i dubbi e le incertezze.