Il mercato del lavoro e i vari recruiter aziendali sono oggi più che mai alla ricerca di nuovi talenti e qualità individuali che vanno oltre le tradizionali liste curricolari. Che la formazione dura (hard skill) sia la base per essere assunti da un’azienda, soprattutto nel settore delle nuove tecnologie, è un punto di partenza essenziale.
Ma da una ricerca realizzata da “Centro Milano Ricerche” per conto di Adecco è emerso come sempre più aziende siano interessate a dipendenti in possesso di competenze morbide (soft skill) capaci di garantire un sostanziale aumento di stipendio una volta assunti. Ecco allora che la conoscenza dell’inglese è quella più apprezzata dalle aziende (43,2%) seguita a breve distanza dall’orientamento alla qualità (42%) soprattutto nelle realtà imprenditoriali che operano nel settore dell’IT e del digitale. Al terzo posto con il 36% la capacità di lavorare in team con particolare rilevanza nell’ambito del marketing, del commerciale e delle vendite.
Le nuove abilità – che poi tanto nuove non sono, lo è semmai la loro valorizzazione – diventano quindi parte essenziale del curriculum e della formazione individuale.
Senza dubbio tra quelle competenze soft più richieste in un mercato dl lavoro tanto dinamico e competitivo come quello attuale troviamo il problem solving, vale a dire la capacità di trovare una soluzione creativa a un determinato problema. Questo detto in soldoni, perché dietro una simile abilità troviamo una fluidità mentale e una serie di passaggi che la rendono molto più complessa di quanto a prima vista ci aspetteremmo. Non si tratta infatti solo di risolvere un problema visto che già l’individuazione dello stesso fa parte integrante di questa tanto apprezzata soft skill. C’è poi la fase di analisi e la capacità di interagire con gli altri membri del gruppo (team working) per portare avanti una strategia vincente che permetta di prendere la decisione giusta.
E infatti strettamente connesso al problem solving troviamo un’altra soft skill molto apprezzata dai recruiter aziendali: il decision making. Questa abilità è basata sul pensiero analitico e l’intuizione e se ne parla addirittura ai tanto celebrati Ted dove l’eclettica Liv Boeree, giocatrice di poker professionista, ha tenuto un discorso proprio sul decision making sottolineando quanto questa capacità sia fondamentale non solo nel mondo del lavoro, ma anche nella vita quotidiana di ognuno di noi. La ragione è molto semplice. L’importanza di prendere decisioni senza lasciarsi coinvolgere dall’emotività, ma basandosi sulle probabilità, sulla logica e l’analisi porterà a risultati migliori e più efficienti, il che è ancora più valido quando la decisione che stiamo per prendere coinvolge – ad esempio – un’importante questione lavorativa.
Per quanto logica e capacità di analisi siano strumenti potenti per risolvere un problema e prendere la decisione giusta, un approccio hard di questo tipo non sempre permette di scardinare preconcetti innati o procedure consolidate all’interno di un’azienda, anche se col tempo si sono rivelati fallimentari. In questo caso entra in gioco un’altra soft skill, di quelle che spesso rientrano nella classifica delle dieci soft skill più richieste nel mercato del lavoro. Il lateral thinking permette infatti di osservare un determinato problema da diverse angolazioni e consente di seguire strade nuove e percorrere sentieri diversi da quelli tradizionali. Il lateral thinking è tanto più importante quanto più in esso scopriamo quella creatività che oggi è riconosciuta come qualità essenziale in molti settori lavorativi. E dalla creatività passiamo allora all’intelligenza emotiva.
Proprio quest’ultima soft skill sta tornando alla ribalta con la sempre maggiore tendenza a lavorare in team là dove la capacità di interagire con gli altri in maniera empatica e costruttiva sta alla base di settori lavorativi come quello dell’IT o del marketing.
L’intelligenza emotiva infatti non si traduce solo in una migliore interazione con i propri colleghi, ma anche con una maggiore capacità di comprendere il customer e offrire un servizio migliore.
Il curriculum è di certo importante e la formazione è fondamentale, ma si stanno facendo strada nuove abilità altrettanto apprezzate nel moderno mercato del lavoro.