ESINO LARIO – A fronte dell’iniziativa di questi giorni che è stata assunta dall’Amministrazione Comunale, addirittura assurta all’attenzione di tutti i media nazionali, non posso non confermare lo sdegno, stupore e incredulità sia per la natura del progetto sia per il metodo adottato. E il mio pensiero potrà essere condiviso da quella parte silente della comunità esinese che, ovviamente, si distingue dai plaudenti di turno.
Per evitare che questo mio scritto sia derubricato a una semplice querelle personale tra il sottoscritto ed il Sindaco (di cui personalmente non ne avrei nessuna ragione), vorrei porre le argomentazioni che seguono nella forma più spersonalizzata delle domande, per essere maggiormente comprese da quanti vorranno leggere e cogliere queste note. Lo farò, come vede, apertis verbis e con estrema chiarezza di posizioni.
Mi permetta di andare con ordine.
1) Considerando, come lei mi ha fatto sapere che il bilancio del Comune gode di ottima salute (e questa è una buona notizia), per quale motivo ha voluto mettere in scena questo “progetto di vendita” che ha messo in fibrillazione gran parte della sua comunità?
2) E, a fronte di un simile progetto, che evidentemente ha suscitato grande clamore mediatico a livello nazionale, ha informato preventivamente il Consiglio Comunale o acquisto il suo parere, secondo le procedure del caso, o non è stato necessario? E c’è qualcun altro che ne trae beneficio da questa strategia di comunicazione? E chi si è fatto carico di pagare i costi che ne sono derivati, oppure non ci sono stati oneri per le casse del Comune?
3) Se si tratta, invece, di una boutade o di una provocazione, non pensa che simili progetti (anche se avessero obiettivi nobili), per le azioni messe in atto, possono anche incidere pesantemente sulla sensibilità, reputazione ed immagine di una comunità? E non pensa che quest’ultima non si identifica tutta nel novero dei plaudenti di cui dicevo?
4) Può un sindaco dar vita ad iniziative estemporanee, anche solo provocatorie come viene detto, che turbano la vita di una comunità, e delle altre istituzioni che ad essa appartengono, incidendo sull’immagine, sul suo ritmo di vita, sulle sue emozioni?
5) Ritiene che tali iniziative stiano all’interno delle attribuzioni che le sono consentite dalla legge? E se vuole provocare con simili iniziative, non pensa che si corra il rischio che questo possa essere considerato anche un atto irrispettoso, dannoso, controproducente, rasentando la fattispecie dello sfregio? Non pensa che la dimensione negativa che lei ha presentato, di un “paese in svendita”, possa incidere altrettanto negativamente sui valori immobiliari dei molti immobili privati? Non ha valutato anche questa circostanza e i possibili danni che ne potrebbero derivare? E qualora ci fossero, chi li pagherebbe?
6) E anche qualora il progetto di vendita o di svendita sia solo un atto prodromico provocatorio, magari anche a beneficio della nostra comunità, perché non ne è informato ufficialmente almeno il Consiglio Comunale? Pensa che sia giusto assumere in assoluta autonomia da solo tutte le responsabilità? E quale valore aggiungerebbe Sgarbi a tutta questa storia? Pensa che quanto abbia detto nel suo intervento, sia reale, corretto, apprezzato dalla sua comunità e abbia fatto fare una bella figura al paese? E ha fatto l’intervento in forma gratuita o a pagamento? Nel qual caso da chi?
7) Le pare poi corretto mettere, signor Sindaco, tra i beni della vendita anche la Via Crucis? È sicuro che appartiene al Comune? Non è della Parrocchia? O credeva, lei non esinese (per nascita e residenza), che anche la Via Crucis appartenesse al Comune? E siccome sembrerebbe non di proprietà del Comune ma della Parrocchia, l’ufficio diocesano competente, il parroco o il consiglio degli affari economici potrebbero avere qualcosa da dire o addirittura averne danni di immagine? E perché mai muovere tutto questo senza informare il parroco, anzi esponendolo a serie difficoltà, come avrà letto anche dalla lettera che le ha inviato? Pensa che non sia dannoso, signor Sindaco, provocare coinvolgendo anche altre istituzioni come la Parrocchia? E non le pare che questo particolare aspetto, che purtroppo è finito agli onori della cronaca nazionale, incida sulla sensibilità di tutta la comunità?
8) Se il suo obiettivo era di portare all’attenzione delle cronache le difficoltà dei piccoli comuni (certamente meritoria l’idea), non poteva percorrere altre strade e affrontare il problema in forma condivisa e partecipativa con la sua comunità, coinvolgendo altri sindaci del territorio, la Comunità Montana e altre istituzioni? Non poteva sentire anche il parere dei sindaci che l’hanno preceduta e che forse hanno contribuito anche loro al bene della sua comunità?
9) Non so se le è sfuggito il convegno regionale di poco più di un anno fa a Lecco, sulle condizioni di sopravvivenza delle piccole scuole di montagna, come quella di Esino, e sui suggerimenti che sono stati dati in quella sede. Si parlò in modo molto concreto delle cose che sembrerebbe le stiano a cuore, quale ad esempio il tema delle piccole scuole a rischio chiusura. Ebbene, a valle di quel convegno regionale, quale iniziativa nel merito lei ha assunto o almeno tentato di assumere? O nulla di quel convegno l’ha convinta? E se nessuna proposta era da lei gradita o percorribile, avrà avuto un pensiero alternativo? Vuole che se ne riparli con chi si sta occupando per evitare la chiusura delle piccole scuole di montagna? Sarebbe il benvenuto.
10) Signor Sindaco, mi permetto di ricordarle, affrontando il tema del futuro e la scarsa disponibilità di risorse finanziarie, quanto Ernest Rutherford, Nobel per la chimica nel 1908, in un periodo di grande crisi economica, disse agli scienziati del suo laboratorio: ora che non ci sono più i soldi perché sono finiti i finanziamenti, dobbiamo tornare a pensare. Un po’ come lo stato delle nostre finanze pubbliche; alle azioni eclatanti Rutherford ha ritenuto opportuno ricorrere all’uso del pensiero, e tra l’altro la storia ci dice che gli è andata bene. Non è il caso di prendere per buono quel consiglio, in alternativa alle azioni mediatiche provocatorie?
11) O forse di tutto questo non vi è bisogno perché, sono sue affermazioni, il bilancio del Comune di Esino gode di ottima salute. E la sua comunità ne trae uguale beneficio da questa ottima salute? Sui servizi, sui contenimenti del loro costi, sulle tariffe dell’IMU e altro? Da questa sua iniziativa mediatica provocatoria ci possiamo aspettare un miglioramento dei servizi reali che servono alla comunità e una riduzione degli elevati costi dell’IMU sugli immobili? Per preparaci al futuro non sarebbe il caso anche di accogliere il suggerimento di Rutherford ed iniziare a pensare, assieme ad altri tanti amministratori del nostro territorio, nuove modalità amministrative di collaborazione? Forse sarà un percorso faticoso, forse anche lungo e impegnativo, di socializzazione, condivisione, partecipazione della comunità esinese e degli altri comuni limitrofi, in tutt’uno con la Comunità Montana, e le altre istituzioni, e lavorare assieme alla ricerca anche di nuove architetture amministrative per il prossimo futuro.
12) Non pensa che al di fuori, poi, della sua cerchia di relazioni e collaborazioni si possano trovare risorse, idee, persone, disponibilità, che hanno a cuore il bene e il futuro della comunità esinese, con cui condividere e cooperare anche su visioni strategiche di lungo periodo? E tutto questo soprattutto in una situazione economica e sociale molto complessa, che evidentemente desta tantissime preoccupazioni? E non pensa che per la situazione economica molto complessa e forse in grave peggioramento, non si debba prima o poi prendere in seria considerazione il processo di unificazione dei Comuni della nostra valle, lavorando con fiducia assieme agli altri amministratori per creare un nuovo modello di governance del territorio?
13) Oppure ritiene che operare e decidere in solitudine solo con azioni mediatiche, quasi fosse un uomo solo al comando, senza cercare l’aiuto e la condivisione e la partecipazione degli altri che concretamente la potrebbero aiutare, sia la soluzione migliore? Quale che sia il problema o l’opportunità sottostante la sua iniziativa, di cui certamente avremo conoscenza prossimamente, non pensa che operare da solo non sia una buona scelta per l’amministrazione di una comunità che ha tanta storia e tanta energia da valorizzare? Non pensa che sia meglio la strategia dell’inclusione anziché quella dell’esclusione, per guidare meglio il suo paese? Le scrissi in altra occasione che nessuno può decidere nel chiuso delle sue stanze, spostandosi da un ruolo all’altro, cosa sarà di Esino, di noi, dei nostri figli e addirittura dei nostri nipoti. E non si tratta di questione di legittimità, ma di opportunità e socializzazione inclusiva per una crescita collettiva.
14) Ci tengo a concludere osservando che la comunità di un paese, non è un fotogramma del presente di un gruppo di persone, ma è un soggetto che si porta dietro, nelle cose della quotidianità, anche per costruire il futuro, il suo passato, i suoi problemi, le sue storie, le sue tradizioni, le sue emozioni, le sue aspettative e tante altre cose. La comunità è un asset molto importante. Non si può fare confusione tra il paese e la comunità. Sembrano la stessa cosa ma non è così: il paese è come il contenitore, con tutti i suoi aggeggi, la comunità è la gente: non va dimenticato.
Grazie per l’attenzione e buon lavoro per il bene di tutta la sua comunità.
Valerio Ricciardelli