ABBADIA LARIANA – Racconti a sorpresa. Si intitola così la nostra nuova mini-rubrica letteraria, che inauguriamo oggi, domenica 19 aprile, con i racconti a sorpresa a cura di Emanuele Tavola, appassionato scrittore abbadiese che ci regalerà alcuni dei suoi lavori editoriali. Un tuffo nella letteratura, ma anche nella fantascienza, nel giallo e nel mondo animale che, di settimana in settimana, ci terrà compagnia, proiettandoci ogni volta in una dimensione nuova, avvincente ed entusiasmante. Partiamo con il racconto Il killer… e buona lettura!

L’uomo sale deciso la rampa di scale. Ha una valigetta. È quasi l’imbrunire. Dovesse incrociare qualcuno, passerebbe inosservato. Sembra il solito seccatore delle assicurazioni o lo sfigato degli aspirapolvere. Senza ansimare, supera un piano dopo l’altro, lasciandosi alle spalle il tipico vociare mixato a programmi televisivi che fuoriesce dalle porte degli appartamenti. Incrocia solo una vecchia, che manco lo riesce ad inquadrare da dietro le sue spessi lenti. Un attimo, ed è già sparito.

L’uomo raggiunge la sommità del palazzo ed esce all’aperto, un pianoro tra antenne paraboliche e canne fumarie. Guadagna il bordo e apre la valigetta. In tre, quattro mosse assembla la carabina. Non manca il mirino, e neppure il silenziatore. Il suo obbiettivo si trova al bar dell’angolo, nel palazzo di fronte. In linea d”aria, una cinquantina di metri. Un gioco da ragazzi. Ugo Malfatti, 55 anni, imprenditore senza scrupoli, due occhi porcini affondati nel grasso. L’ha visto sul giornale. Levarlo di mezzo sarebbe un regalo all’umanità. Nessuno lo rimpiangerebbe. L’uomo in cima al palazzo ha memorizzato le sue abitudini, e sa che non può far a meno di un aperitivo verso le venti, prima d’andare a cena con qualche sfittinzia che ha già capito come gira il mondo.

Il killer ricontrolla l’arma, tutto dev’essere in ordine, nulla lasciato al caso. Sa già che è perfetta, pulita e oliata, e con il colpo in canna, ma non importa. È la prassi, e la prassi non l’ha mai tradito. Mancano pochi minuti all’ora X. Non c’è vento. Ottimo. La solita tensione dell’attesa, ma assolutamente sotto controllo. Il buio sta per calare, ma il mirino è ad infrarossi. Si ferma un taxi ed appare il bersaglio:  giacca rossa, pantalone bianco. Ben visibile. Ottimo. Nessuno guarda verso l’alto, può agire indisturbato. Il killer si stende a terra e punta l’arma, poggiandola sul muretto. Inquadra la testa nel mirino e va a cercare il grilletto con l’indice. Non ha mai mancato un bersaglio nel corso della sua carriera, seppur miri sempre alla testa piuttosto che al cuore. È un professionista, non gli è concesso sbagliare. Ed è sempre stato pagato profumatamente per i suoi servigi.

L’obbiettivo se la ride, butta la testa all’indietro, assieme ad una ventenne con poppe che non stanno certo nelle coppe dello champagne. “Bang” pronuncia quella parola il killer, in tono triste. Stacca l’occhio dal mirino e molla a terra il fucile. Lo assale lo sconforto. Ormai sono anni che nessuno lo chiama più per svolgere quello sporco lavoro. C’è la crisi, e pure lui ha dovuto farne i conti. Ma non intende certo perdere la mano. Verrà il momento buono, e lui dovrà essere pronto. Il killer smonta la carabina e rimette via i pezzi. L’allenamento quotidiano è stato portato a termine.

Emanuele Tavola