COLICO – È fatta: nonostante il timore iniziale dettato dalla mancanza di infrastrutture, le Olimpiadi 2026 andranno alla Valtellina e a Cortina. Un successo davvero importante, dettato dal grande impegno che, nei limiti del possibile, le autorità e i rappresentanti del territorio hanno cercato di portare avanti negli ultimi mesi. E poi diciamocelo, l’Italia è da sempre nelle simpatie (nel bene e nel male) del mondo intero.
Ora, però, è giunto il momento di ragionare sul da farsi, per presentare ai giochi olimpici invernali che si terranno tra sette anni una Valtellina diversa e più connessa. Preme sottolineare che la “nuova Valtellina” non dovrà esistere soltanto per due settimane e poi tornare ad essere il classico tallone d’Achille italiano, ma dovrà utilizzare la competizione sportiva più importante come trampolino di lancio.

La questione verte in particolar modo sul trasporto pubblico e sulle ferrovie, settore in cui (si può dirlo senza peli sulla lingua) la Regione ha concentrato tutti i suoi tagli. Ambito di cui si parla ben poco.

Soltanto un’altra linea, innanzitutto, ha subìto drastiche riduzioni nel corso degli anni: per completezza d’informazione ci stiamo riferendo alla Pavia-Voghera, dove nel 2011 sono scomparse da un giorno all’altro 15 corse. In un lampo, sostituite da autocorse che proseguono tutt’ora.
All’infuori di questa ferrovia del sud Lombardia, rimane soltanto la Valtellina, dove l’elenco dei ridimensionamenti è impietoso.

Partiamo dall’ “estremo nord”: se è vero che vi è stato un rafforzamento delle corse RegioExpress, non si può dimenticare il traffico regionale. Da una ventina di corse sulla tratta, infatti, sulla Sondrio-Tirano si è passati gradualmente a nove, con i primi tagli dell’era Formigoni nel 2008 e gli ultimi dell’amministrazione Maroni nel 2014.
Le sette stazioni intermedie (ad eccezione di Tresenda, fermata dei RegioExpress) vedono corse quotidiane ridotte al lumicino.

A questo punto sorgono spontanee alcune domande: ammettendo che il traffico viaggiatori in Alta Valtellina è piuttosto basso, si è mai fatto qualcosa per cambiare le cose? La risposta è no: il vecchio materiale continua a circolare (il mega-investimento del 2017 è giunto decisamente troppo tardi), i ritardi e le soppressioni sono all’ordine del giorno, le corse vengono ridotte continuamente anziché aumentate. Come si può pensare, a questo punto, di incentivare e migliorare il trasporto via ferro? Proprio quello che l’Europa e il Cio ci chiedono di mettere in primo piano, perché l’unico eco-sostenibile?

Imperversano invece gli autobus sostitutivi, che oltre ad allungare notevolmente i tempi di percorrenza (scoraggiando ulteriormente l’utilizzo del mezzo pubblico e favorendo invece l’utilizzo della propria automobile) è totalmente in contrasto con la martellante campagna pubblicitaria di Trenord, Regione&Co. Altro che zero emissioni!

A ciò si aggiunge la chiusura della biglietteria Trenord di Tirano, in linea con quanto fatto dalla società negli ultimi anni. Una grave mancanza, che ha di fatto impoverito la città di Tirano e l’intero circondario (già isolati geograficamente) di un punto informazioni e di uno sportello degno di essere chiamato tale. Il bar dello scalo ferroviario, infatti, si limita ad essere rivenditore autorizzato dei biglietti da e per la Lombardia: niente Frecciarossa, niente Intercity e niente tratte interregionali.

Un problema analogo a quello della stazione di Colico, dove Trenord, pur avendo confermato la chiusura pomeridiana per i mesi di luglio e agosto (proprio nella bella stagione), ha promesso che lo sportello tornerà ad una apertura 7 giorni su 7 dalle 6 alle 20.

Passando alla linea Lecco-Sondrio, ecco che i tagli non tardano a farsi sentire: non solo sono scomparse alcune corse Regionali del mattino, ma è stato interamente rimosso il servizio festivo tra Colico e Sondrio (se non per un treno alle 6 e uno alle 18, una sorta di contentino).
Purtroppo, anche in questo caso, le lamentele a seguito del cambio orario di dicembre 2014 sono state davvero poche: qualche post sui social network, qualche riga sui principali quotidiani, niente di più.

L’Alto Lago, ma soprattutto la Valtellina, non sembrano aver compreso che questa titubanza di fronte ai tagli legittima sempre più simili drastiche operazioni. Il tutto è avvallato ulteriormente dal silenzio delle Amministrazioni comunali e provinciali, proprio gli enti che dovrebbero condurre una battaglia serrata per difendere il territorio.

A ciò si aggiunge un altro fatto soltanto apparentemente di poco conto: la cancellazione del tratto Lecco-Calolziocorte dalle corse Regionali. Ne va un collegamento frequente (in aggiunta a quelli già presenti) nel circondario di Lecco, ma anche un servizio che collegava l’area lecchese alla Valtellina.

Come se non bastasse, alla già critica situazione si aggiungono i tagli del “piano emergenziale” attuato lo scorso dicembre da Regione Lombardia e Trenord, su forte pressione dell’ad Marco Piuri (colui che “il treno è un mezzo di trasporto di massa”, dunque ciascuna corsa deve obbligatoriamente trasportare centinaia di persone).
Pur essendovi state decine di rassicurazioni circa il ripristino della situazione di partenza, non è stato specificato il quando: i sei mesi iniziali sono trascorsi e le voci che parlano di ben quattro anni di riduzioni sono sempre più avvicinabili al vero.
Tra l’altro, l’attuazione del piano doveva portare a una riduzione delle cancellazioni e dei ritardi, in gran parte non verificatasi. La questione, in ogni caso, è elementare: è ovvio che con un numero inferiore di treni le soppressioni saranno meno. Ma è così che si risolve il problema? Eliminando le corse alla radice? Con il beneplacito, ahimè, di alcuni rappresentanti del territorio?

Michael Sandel rappresentava il cinico come “colui che conosce il prezzo di ogni cosa e il valore di nessuna”: una definizione tranquillamente accostabile ai fautori delle sforbiciate degli ultimi anni.
Dove i soldi arrivano si mantiene, dove mancano si taglia. Senza curarsi degli ingenti danni e del valore che una ferrovia storicamente dà al proprio territorio.

Del resto, si parla spesso di “mancanza di soldi“. Come fanno, allora, a non mancare per la Arcisate-Stabio? Ferrovia di frontiera inaugurata l’anno scorso (dopo i tempi biblici occorsi per la realizzazione del tratto italiano), presenta svariate decine di treni al giorno. Oppure per la futura ferrovia che collegherà Bergamo a Orio al Serio.
O ancora per le decine di corse suburbane (in continuo aumento) che viaggiano quotidianamente sui binari meneghini.
L’altissima frequenza di queste linee sbugiarda una frase che ultimamente sentiamo davvero troppo.

Dopo questo triste elenco, è necessario riflettere su due fronti. Il primo, l’importanza di una presa di coscienza e di una consapevolezza sull’importanza del mezzo pubblico: un settore su cui, in particolare nella mentalità (seppur cambiata in meglio negli ultimi anni), siamo davvero indietro secoli rispetto all’Europa. Proprio rispetto a quell’Europa e a quelle regioni europee cui spesso tende ad essere paragonata la Lombardia.

Il secondo, la messa in primo piano del tema ambientale, su cui da alcuni mesi i giovani di “Fridays for future” stanno facendo battaglia.

In sostanza, è dunque importante che la Regione non si ricordi della Valtellina soltanto in vista delle competizioni internazionali, bensì la tenga ben presente quale territorio che ricopre quasi un ottavo dell’intera superficie lombarda. Dimenticarsi è un attimo…

A.B.

 

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