LIERNA – In rete nessuno è al sicuro… Tantomeno i bambini! Cosi chiude il suo intervento su Facebook Giordana Bonacina, insegnante di scuola primaria a Lierna. Da un quarto di secolo svolge la sua attività come maestra e, da tre anni a questa parte, è docente referente nell’istituto comprensivo in cui lavora (l’ICS “Mons. Vitali” di Bellano) per la lotta al bullismo e cyberbullismo.

Da qualche anno presta servizio come volontaria di Protezione Civile del gruppo A2A tenendo incontri per le scuole di ogni ordine grado e operando al Centro Nazionale di Formazione di Protezione Civile di Lovero, in provincia di Sondrio.

“Sono formata sulle tematiche che riguardano il bullismo, il cyberbullismo, il cybercrime (soprattutto quello che riguarda i minori) e l’utilizzo consapevole della rete. Svolgo attività di formazione anche con gli adulti, per una conoscenza della rete, dei social e del loro corretto utilizzo” spiega. “A 12 anni io correvo nei prati, ora a 12 anni hanno lo smartphone” scrive nel suo post.

I ragazzi di oggi, sin dalla più tenera età, sanno usare quasi tutti i dispositivi elettronici, a volte meglio dei genitori stessi. Bambini non ancora alfabetizzati sono in grado di cercare video su YouTube, aprire applicazioni e scattare foto. I più grandicelli hanno uno o più profili su Instagram, su Snapchat, utilizzano WhatsApp, anche se la legge non glielo consentirebbe. Sanno interagire tramite dirette, post e pubblicano le loro storie “social”.

Si relazionano a suon di “like”, emoticons e condivisioni.

Per loro è tutto normale, fa parte della routine quotidiana. Sanno benissimo cosa siano le challenge, registrano le loro prove e le pubblicano on line, conoscono l’interazione anonima su Ask.Fm.

Tuttavia, dietro questo mondo apparentemente divertente e frivolo si nascondono molte insidie, spesso e volentieri sottovalutate dagli adulti.

È facile osservare, anche solo passeggiando per la strada, trovandosi in spiaggia o nei ristoranti, bambini con lo dmartphone o il tablet in mano, con poca o addirittura senza supervisione degli adulti.

“Il bambino piange, diamogli il cellulare!”. Sembra una cosa innocua ed è ormai consuetudine. Molti genitori non pensano sia nemmeno il caso di controllare quello che fanno i loro figli, una volta entrati nel cyber mondo.

“Dovrei fare una lezione al giorno: agli adulti più che ai ragazzini. I piccoli hanno bisogno di grandi preparati. Hanno bisogno di essere capiti, affiancati e tutelati ma, se gli adulti ignorano o sottovalutano, i ragazzini navigano sì, capacissimi di accedere, ma non protetti da un mare di guai… È davvero difficile. Mi occupo di sicurezza e prevenzione e, credetemi, in rete nessuno è al sicuro, tantomeno i bambini…” dichiara Giordana Bonacina.

Molti ragazzini vengono lasciati alla mercé di internet dove i pericoli sono dietro ogni angolo virtuale. Possono facilmente incappare in contenuti che non sono adatti alle loro giovani e malleabili menti. Con un semplice clic d’invio potrebbero essere contattati da estranei, purtroppo anche malintenzionati.

Una volta si insegnava a non accettare le caramelle dagli sconosciuti, ora i tempi sono cambiati e bisognerebbe evolversi con loro. Le caramelle degli sconosciuti di oggi possono essere i messaggi di “Grooming“, l’adescamento a scopo sessuale di minori on line, che ogni anno miete molte vittime tra gli adolescenti.

“Il mio primo intento è quello di far apprendere a bambini e ragazzi l’utilizzo consapevole degli strumenti che hanno a disposizione e soprattutto di sfruttare le buone potenzialità del web, tenendosi lontani dai guai – spiega -. Un altro intento è quello di essere di supporto e di aiuto a chi soffre come vittima di bullismo e cyberbullismo e, allo stesso tempo, quello di capire le vere intenzioni di chi è “carnefice”, comprendendo se dietro comportamenti da bullo o cyberbullo ci siano sofferenze o problemi di disagio a cui porre rimedio. In ultimo, il mio scopo è di aiutare i genitori, i colleghi, insomma gli adulti non nativi digitali a conoscere l’argomento web e social per poter fare da supporto a figli o alunni che siano”.

Ci sono periodi, quando ad esempio la notizia di un reato legato alla rete fa clamore, in cui non si fa altro che parlare di bullismo, cyberbullismo e cybercrime, ma poi passato l’iniziale momento di indignazione o preoccupazione, si smette di parlarne.

Bisognerebbe invece rimanere sempre attenti e informati, perché il pericolo è sempre in agguato.

Michela Riva