BELLANO – Questa sera la cerimonia di intitolazione della Biblioteca comunale di Bellano ad Antonio Balbiani. Appuntamento alle 21 nell’atrio del palazzo comunale con ospite speciale il romanziere bellanese Andrea Vitali che racconterà e leggerà pagine dell’illustre concittadino morto esattamente 130 anni fa, il 19 agosto del 1889.
Oltre al momento istituzionale, seguito dal benaugurante brindisi, all’ingresso di via Porta vi sarà il mercatino dei libri doppi e usati della Biblioteca, recentemente riorganizzata anche nell’aspetto.
Antonio Balbiani nasce a Bellano l’ 8 ottobre 1838 terra natia verso la quale nutrirà per tutta la vita un grande amore. Scrittore di “fertile ingegno”, come recita la grande lapide commemorativa posta sulle mura interne del Palazzo comunale, di intenso dinamismo e di salda volontà di emergere, note caratteriali che presto gli faranno abbandonare la strada per il sacerdozio per lui scelta dai parenti. Conseguito a Milano il diploma di maestro intende vivere insegnando e scrivendo ma gli eventi storici e il suo strabordante patriottismo lo portano ad occupare le prime fila dell’insurrezione garibaldina che però dovrà ben presto abbandonare per le precarie condizioni di salute. Restato vedovo e con l’unica figlia rinchiusa in convento, si dedica anima e corpo dapprima al giornalismo, poi, a Como, all’insegnamento, per poi ritornare a Milano per un breve periodo e quindi a Vigevano dove dirigerà il giornale “Il libero operaio. Lavoro e libertà”. Ad un ultimo breve soggiorno a Milano segue il ritorno definitivo sulle rive del Lario in quel di Tremezzo dove fonda e dirige “Il Nuovo Lario”, giornale che raccoglie fatti accaduti in tutti i paesi del Lario e aperto a tutte le voci. Acquista così grande notorietà, sempre presente in tutte le celebrazioni e le feste di un certo richiamo. La sua produzione letteraria è immensa ma inversamente proporzionale alla sua capacità di gestire i profitti derivanti dalla pubblicazione dei suoi scritti, al punto che, per sbarcare il lunario, accetta talvolta di fare da guida turistica e di scrivere sonetti, canzoni e odi su commissione. Trascorre gli ultimi anni della sua esistenza a Bellano, con l’anziana madre e in pessime condizioni di salute, dove muore il 19 gennaio 1889 nel più totale anonimato. Non resta traccia della sua sepoltura ma le pagine di “Como e il suo lago (Guida del viaggiatore)”, una delle sue cinquanta opere, brilla ancora oggi per la precisa e acuta promozione turistica di tutto il Lario e anche di Bellano.
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