MILANO – Il mondo è sempre più preoccupato dal Coronavirus, perché è del tutto nuovo e quindi richiede approfondimenti scientifici che partano dalle origini. Già dalla costruzione dei primi modelli statistici di possibili scenari dell’infezione si è osservata la sua elevata contagiosità, di circa due persone e mezzo vittime di nuova infezione per ogni persona già infetta, che ha portato d’urgenza le autorità pubbliche a sospendere o limitare fortemente ogni attività che preveda la concentrazione di un numero consistente di esseri umani. Per evidenti scopi precauzionali si è provveduto anche ad annullare la tredicesima edizione della Randolario, originariamente prevista per l’8 marzo con partenza da Lecco.
Ancora molto si deve investire in termini di ricerca e scoperta su questo nuovo virus etichettato come il “virus di Wuhan”, meglio noto agli scienziati come Covid-19, pur essendo tutto molto più rapido rispetto alle emergenze sanitarie anche solo di pochi anni fa. Ripensando a ciò che accadde con l’influenza aviaria del 2003 e la SARS, note ai virologi da alcuni decenni nel loro ceppo di base, oggi le moderne tecnologie a disposizione permettono una velocità di studio prima impensabile: lo straordinario esempio che riguarda il Coronavirus lo si è avuto dall’Istituto Pasteur di Parigi, che è stato il primo ente al mondo in grado di sequenziare molto rapidamente il genoma del virus tramite la piattaforma P2M (Mutualized Platform for Microbiology) che permette processi a velocità molto alte per risultati definitivi entro pochissimi giorni.
Un dovere fondamentale del mondo dell’informazione è diffondere le notizie andando a contrastare ogni inutile allarmismo e il panico, a cominciare con il ricordare ai lettori che li Coronavirus non è altro che un cugino della consueta influenza stagionale; si tratta di una precisazione imprescindibile per far capire che il tasso di mortalità non è così differente da quello della tipica influenza invernale e soprattutto non è abnorme come siamo indotti a credere.
Come per l’influenza “normale” sono le complicazioni derivanti da altre patologie che possono condurre ad un esito mortale, ma non per via di un effetto diretto di questo virus. Ecco perché non bisogna trascurare le buone abitudini a sostegno del sistema immunitario, anche nel caso di impossibilità a svolgere attività sportive al di fuori di casa durante un periodo di quarantena forzata.
La scienza medica ha da tempo chiaro quanto l’esercizio fisico adeguato alle proprie caratteristiche influisca in positivo sulla forma fisica in generale, consentendo il controllo del sistema immunologico. Nel caso delle influenze stagionali i sintomi insorgono quando le difese non riescono a tenere a bada la carica virale. Da qui l’importanza di seguire una corretta alimentazione bilanciata e ricca di nutrienti, in combinazione con esercizi da salotto quotidiani con un semplice stepper e una bici da spinning per un allenamento aerobico più completo, invece della cyclette statica che si limita ad irrobustire il sistema cardiovascolare non andando a richiamare allo stesso modo i muscoli di tutti gli arti.