LARIO OCCIDENTALE – La tragica e violenta morte di don Roberto Malgesini questa mattina a Como ha sconvolto anche la comunità di Gravedona dove il sacerdote, originario della Valtellina, ha esercitato la sua missione prima dell’incarico nel capoluogo.
Un ricordo di quegli anni arriva da Giulio Gozzi, a nome di tutti i ragazzi dell’oratorio di Gravedona.
Ricordo che Roby arrivò a Gravedona nel 1998 e appena lo vedemmo pensammo solo che quel mingherlino non avrebbe mai sostituito il suo omonimo che lo aveva preceduto.
E invece, dopo poco, non avevamo più un prete nuovo, ma un nuovo amico. Lo facevamo impazzire ma in fondo lui si divertiva con noi perché aveva solo una decina d’anni più di noi, era uno di noi insomma e non uno fra noi.
Ci ha insegnato l’amore, l’onestà, la competizione e ci ha portato ovunque noi desiderassimo andare. Persino allo stadio a San Siro andavamo con lui e col suo Panda 750. Scrivo queste righe a nome di tutti i ragazzi dell’oratorio di Gravedona perché per tutti noi lui è uno di noi e quelli come lui non muoiono mai, sono per sempre.
Poco più giovane di don Roberto è don Luca Giansante, parroco di Griante, Mezzegra e Tremezzo, che da amico di vecchia data lo ricorda così:
Conosco da 25 anni don Roberto, abbiamo condiviso diversi anni di seminario insieme, lui è stato ordinato sacerdote prima di me. Davvero un uomo e un prete con il cuore in mano, generoso, attento ad ogni forma di povertà, non solo quella materiale, sempre sorridente.
I tratti che lo hanno sempre caratterizzato sono certamente l’umiltà, il silenzio, la discrezione, il lavoro concreto, l’attenzione a tutti, la bontà. Questa mattina il messaggio che ci è stato mandato dalla curia, annunciando quanto era accaduto, mi ha messo tanta tristezza.
Anche la accanita strumentalizzazione politica genera tristezza e rabbia. Dobbiamo pregare e ringraziare il Signore per averci donato un esempio così grande di prete della carità.
In copertina, foto di Augusto Santini diffusa dai sacerdoti
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