GRAVEDONA ED UNITI – Cristina, giovane allevatrice alto lariana, abita tutto l’anno a Cagerino, quasi 1200 m, una località della valle Albano, un tempo abitata in primavera e in autunno. La gente saliva nelle piccole baite per fare il fieno per i pochi animali che possedeva.
In inverno ci sono solo lei, il compagna Marco (si sono uniti per via della comune passione per le capre e della montagna), 130 capre, qualche mucca, qualche pecora, un asino, i cani.
Con sacrifici hanno acquistato la piccola azienda, che già conducevano in affitto, con sacrifici producono il fieno su prati molto in pendenza. Poche macchine (in montagna non possono neppure essere utilizzate) tanta fatica, tanto lavoro. Una vita dura ma libera, come libera è quella delle capre che pascolano all’aperto buona parte dell’anno, sane, belle e forti.
Cristina e Marco hanno capre lariane, uno degli ultimi ceppi superstiti della capra alpina ancestrale. Le capre, sfruttando la vegetazione che cresce abbondante dove boschi, prati e pascoli non sono più utilizzati, aiutano moltissimo a prevenire gli incendi che in quelle zone, d’inverno, sono frequenti. Di fronte al ritorno in forze dei lupi l’unica soluzione per non abbandonare tutto, mandare al macello le capre, annullare tanti sacrifici, è dotarsi di cani da difesa del gregge, efficaci ma non aggressivi con i tanti turisti che frequentano la zona nella bella stagione.
Cristina, in contatto con pastori di altre regioni attraverso facebook, ha puntato sui cani pastore della Sila, provenienti da un ambiente abbastanza simile e, da sempre, guardiani delle capre (quindi più adatti degli Abruzzesi che tanti esperti faciloni consigliano ai nostri allevatori). Sono infatti molto meno aggressivi nei confronti degli umani. Da questo punto di vista gli allevatori solo stati lasciati soli dalle istituzioni, così tentano di aiutarsi tra loro.
Nina, un’allevatrice di capre di origine tedesca della val d’Ossola, con una raccolta fondi sul web è riuscita a dotarsi di diversi cani della Sila, tre forniti da Massimo. Venuta in contatto con Nina e Massimo, Cristina ha deciso di chiedere a Massimo dei cani. In cambio di un modesto anticipo quest’ultimo le ha fornito due cucciolone che stanno già, dopo soli pochi giorni, facendosi accettare dalle capre, dimostrandosi mansuete con le persone. Massimo, incappato in Trentino nella “mafia dei pascoli”, è rimasto questa estate con mesi di stipendio non pagati (senza giusta causa) e, dopo essersi trasferito nel basso Piemonte con capre e cani sostenendo le spese del trasporto ha urgente bisogno di soldi. Ma Cristina non può permettersi di pagare tre cani, specie a prezzo di mercato. Così Massimo si è dichiarato disponibile a praticare un prezzo politico e Cristina ha lanciato una raccolta fondi per potergli pagare il saldo e pagare anche un cane maschio che Massimo si è impegnato a procurarle.
I piccoli allevatori di montagna, stretti nella morsa tra lupi e mafia dei pascoli (che li lascia senza alpeggi e senza contributi) dimostrano di aiutarsi tra loro ma, nella loro fragilità, hanno bisogno del sostegno della comunità
Chiediamo un piccolo aiuto per le capre, per Cristina, per Massimo, per i cani. Si vede tanta generosità per molte cause, perché non aiutare anche queste persone e questi animali?
La campagna è promossa da Michele Corti, presidente dell’associazione pastoralismo alpino di Bergamo e responsabile del sito www.ruralpini.it
il link alla raccolta fondi: https://www.gofundme.com/f/aiutare-cristina-a-difendere-le-sue-capre?qid=f529c87970c86d166f8919fce4c47ecc