LECCO – Ci sono ancora troppi dettagli da sviluppare e approfondire in merito al piano di emergenza sulla diga di Pagnona, slitta a inizio 2020 la consegna del documento a Regione Lombardia.
Questa mattina in Prefettura l’incontro tra gli enti per la condivisione del piano di emergenza relativo alla diga sul Varrone dalla quale si è scatenata l’esondazione del torrente e l’evacuazione di parte dell’abitato di Dervio. Presenti le autorità di governo, il presidente della Provincia Claudio Usuelli, Anas, Rfi, i gestori della diga e i sindaci della Valvarrone e di Dervio, proprio il sindaco lariano Stefano Cassinelli non canta vittoria all’uscita da corso Promessi Sposi.
“L’esondazione del 12 giugno – spiega Cassinelli – non è imputabile tanto alla quantità di acqua quanto ai tronchi incastrati nel ponte della ferrovia che hanno fatto da sbarramento. Fa piacere per simili eventi si ipotizzi un tempo di ritorno tra i 200 e i 500 anni ma non possiamo escludere che non accada l’anno prossimo per cui è necessario pensare a rimuovere gli alberi all’interno del Varrone”.
Altro problema emerso è quello dell’alveo nel tratto urbano di Dervio, che in seguito all’episodio di giugno si è innalzato di un metro, un metro e mezzo “ed è anche quello tutto materiale da rimuovere senza ulteriori rinvii” commenta Cassinelli, che lamenta anche il mancato inserimento nel progetto delle sirene d’allerta per la popolazione già presentate in più sedi.
“I gestori della diga – prosegue Cassinelli – ritengono che l’infrastruttura non abbia responsabilità per quanto successo, tuttavia siccome da cento anni l’impianto frutta reddito ma non restituisce nulla al territorio o si faccia carico della manutenzione o la tolgano“.
Alla luce delle numerose osservazioni portate dal Comune di Dervio e dagli altri enti coinvolti, e che andranno inserite nel piano di emergenza, si è così deciso di concedersi altro tempo per puntualizzare le analisi. Il gruppo di lavoro, fa sapere la Prefettura, si aggiornerà nella prima metà di gennaio.