LECCO – Diversi rappresentanti della sezione Lario Orientale dell’Anpi hanno partecipato alle principali celebrazioni organizzate con i sindaci del territorio, per festeggiare il 79° compleanno dell’Italia libera e democratica. Stefano Sacco a Mandello del Lario e gli oratori Roberto Citterio a Fiumelatte di Varenna e a Bellano, Angelo De Battista a Colico e Pierfranco Mastalli a Dervio.
Oltre a ricordare i singoli accadimenti storici di ciascuna località, l’Anpi ha voluto anche ribadire che celebrare il 25 aprile è anche un momento del presente, in cui si cerca tra i lasciti della Resistenza, la bussola che indichi la strada in un mondo complesso e difficile. Quella bussola è la Costituzione Repubblicana, frutto della Resistenza: oggi, purtroppo, vediamo messo in discussione l’impianto della nostra Legge fondamentale che ha dato vita alla Repubblica, una e indivisibile, fondata sul lavoro (art.1) e sulla pari dignità sociale delle persone, che la Repubblica stessa si impegna a garantire (art.3).
Così l’Anpi si oppone con fermezza ai tentativi in atto di stravolgerne due principi cardine: l’equilibrio tra i poteri dello Stato (esecutivo, legislativo e giudiziario, oltre al quarto potere costituito dalla libera informazione); l’idea della democrazia come partecipazione, e non come delega a un uomo o a una donna sola al comando. Si contrabbandano per maggiore governabilità del Paese i pieni poteri in mano a una minoranza, l’assenza di controlli, la riduzione della pratica democratica al solo giorno delle elezioni, le denunce penali nei confronti dei giornalisti scomodi. La nostra Costituzione prevede, invece, un Parlamento rappresentativo e la partecipazione dei cittadini alla vita pubblica attraverso i partiti e le associazioni.
In parallelo, viene avanti una proposta di autonomia differenziata dei poteri delle Regioni che cancella di fatto l’art. 3 della Costituzione, da cui discende sia l’uguaglianza dei diritti civili e sociali dei cittadini, sia la responsabilità della Repubblica sulle condizioni materiali di vita delle persone (Stato Sociale). Un provvedimento che divide il Paese e lascia sole le regioni con maggiori difficoltà senza portare benefici alle zone più avanzate del Paese: l’economia moderna non ha bisogno di nuove frontiere, ma di una distribuzione più equa delle ricchezze e di un eguale accesso alle risorse su scala mondiale; la società moderna non ha bisogno di frammentazione e di egoismi, ma di apertura, di inclusione, di solidarietà, di lavoro correttamente retribuito, di effettiva parità tra uomo e donna.
L’Anpi non teme oggi la restaurazione di un fascismo fatto di camicie nere e manganelli, ma teme e respinge una moderna forma di fascismo, che consiste nella riduzione della democrazia al suo fantasma. Si deve quindi attuare e non indebolire la nostra Costituzione. Anche perché, tra i suoi valori, c’è quello che oggi è il più necessario: il valore della pace. Oggi purtroppo il mondo è funestato da molte guerre e due sono sulla porta di casa, in Ucraina e in Palestina. Da sempre l’Anpi è in prima fila a condannare la guerra e a chiedere la pace.
Una scelta che non deve stupire, perché se è vero che la Resistenza è stata anche armata, è altrettanto vero che la guerra non l’hanno proclamata i partigiani ma c’era già, scatenata dal nazismo e dal fascismo e che la libertà e la pace sono state le principali aspirazioni degli uomini e delle donne della Resistenza. Basti un esempio: nel marzo del 1944, il grande sciopero proclamato dal sindacato clandestino in tutta l’Italia occupata aveva due grandi richieste: il miglioramento delle condizioni di lavoro e di salario e la fine della guerra. È con questo spirito che oggi l’Anpi chiede “Cessate il fuoco, ovunque” e che vengano avviate trattative per far tacere le armi. È questa la strada da seguire; non quella di aumentare le spese militari, di tornare alla guerra fredda, alla divisione del mondo in campi contrapposti, di impiegare per strumenti di morte risorse che devono invece servire al progresso sociale, a rendere meno precario il lavoro, a salvaguardare l’ambiente, a promuovere la salute, a rafforzare l’istruzione.
In questo 25 aprile l’Anpi fa un appello: non cediamo a chi ci dice che la guerra è inevitabile, ma facciamo rivivere la speranza in un mondo migliore, unito nella ricerca di una buona convivenza tra i popoli, fondata anche sull’equa distribuzione delle risorse. La piena attuazione della Costituzione è il vero programma di rinascita dell’Italia: a tal fine chiudiamo con una citazione del monologo di Antonio Scurati censurato dalla Rai “Finché quella parola – antifascismo – non sarà pronunciata da chi ci governa, lo spettro del fascismo continuerà ad infestante la casa della democrazia italiana”.