Al termine di un lungo e tormentato viaggio, i Magi giungono alla grotta della Natività dove si è posata la cometa, che li ha guidati.
La meta, inseguita per giorni e notti, tra tante difficoltà, per attraversamento di terre inospitali, fiumi impetuosi, valichi montani avvolti dalla nebbia fitta, e con tanti sacrifici, basti pensare al caldo di giorno e al freddo di notte oppure al cibo e all’acqua non sempre disponibili, al vento contrario, alla poggia che ti entra fino nell’anima, è finalmente raggiunta, ma il viaggio non è finito.
Dopo aver adorato il Bambino e deposto i loro doni, i Magi devono riprendere la via del ritorno alle loro terre d’origine, nel lontano Oriente, ormai senza l’aiuto della stella cometa o del GPS (che non era stato ancora inventato).
Se il viaggio di andata è caratterizzato da una tensione crescente verso la meta, quello di ritorno invece, pur segnato dalla soddisfazione per la meta raggiunta, è spesso velato da un sottile sentimento di nostalgia, che si attenua all’avvicinarsi dalla patria, dove ci sono le radici, i sentimenti e gli affetti, ma che spinge comunque a immaginare una nuova meta per un nuovo viaggio: perché il viaggio continua.
Si può viaggiare da turista o da viaggiatore: il turista torna a casa come è partito, il viaggiatore torna cambiato.
Un viaggiatore particolare è il pellegrino (siamo nell’anno del Giubileo).
Dr Giorgio M. Baratelli
Chirurgo senologo
Direttore Unità di Senologia Ospedale di Gravedona (CO)
Membro Comitato Scientifico Accademia di Senologia “Umberto Veronesi”
Presidente LILT di Como