LECCO – Il consigliere regionale comasco del Partito Democratico, Angelo Orsenigo, va all’attacco dopo i recenti dissidi interni alla maggioranza regionale, legati alla vicenda dell’ospedale di Menaggio, in provincia di Como. “Mentre l’ospedale di Menaggio è minacciato dalla decisione di Bertolaso di chiuderne il pronto soccorso e trasformarlo in un presidio per cronici, ecco che nella maggioranza volano gli stracci e si scoprono i retroscena della decisione”, l’affondo di Orsenigo.
“Mentre il territorio è in subbuglio, non solo ci si azzuffa tra assessori della stessa maggioranza, con Bertolaso che si dice ‘ben lieto di passare il testimone’ – continua Angelo Orsenigo – scopriamo anche che il piano di totale ridimensionamento dell’ospedale di Menaggio sarebbe stato tenuto nascosto fino al termine delle elezioni europee, come riportato da Ansa in queste ore. Se non ci fosse di mezzo il diritto alla salute di decine di migliaia di persone dell’area del lago di Como, farebbe ridere. Invece è uno spettacolo triste e indegno”.
“Siamo di fronte a una crisi serissima per il territorio e scopriamo che il colpo che rischia di essere mortale per l’Erba-Renaldi viene assestato in una situazione politica allucinante – aggiunge il consigliere regionale – Se siedi in giunta e non sai quello che il tuo compagno di banco sta progettando sul tuo territorio, allora hai un problema. Non solo. Chiaramente il governo di Palazzo Lombardia in materia sanitaria è venuto a mancare. Risale infatti all’inizio dell’anno una delibera di Asst Lariana in cui l’ospedale di Menaggio viene identificato come bisognoso di ‘una configurazione di offerta finalizzata a garantire un’attività di Pronto Soccorso, con la conseguente disponibilità dei necessari servizi di supporto, nonché attività di medicina interna e chirurgia generale’. Una struttura per acuti, insomma. Avanti veloce di qualche mese: Bertolaso decide che l’ospedale è per cronici, in totale contrasto con quanto deciso dall’azienda sanitaria locale. Anarchia in Lombardia, verrebbe da dire”.
“Anarchia sulla pelle delle persone. D’altronde però ogni giorno c’è una stangata nuova per il territorio: prima la Milano-Meda a pagamento, poi l’ospedale di Menaggio ridotto all’osso. Il prossimo passo? L’ospedale di Cantù, forse?” si chiede il consigliere Dem, che rincara: “Voglio mandare un messaggio chiaro alla maggioranza: mettetevi d’accordo e datevi una mossa per fare un passo indietro. L’ospedale di Menaggio non si tocca”, conclude Orsenigo.
Rilancia poi la segretaria provinciale del Partito Democratico, Carla Gaiani: “Una decisione politica gravissima, che se riconfermata, toglierà a tutto il territorio e ai cittadini del Centro e Alto lago di Como un punto strategico fondamentale per l’accesso ai servizi di cura in condizioni di emergenza-urgenza”.
“Lo schema si ripete come già avvenuto purtroppo per altri importanti presidi ospedalieri dislocati in tutta la Lombardia: depotenziare, svuotare e infine chiudere reparti, servizi, unità nella sanità pubblica colpendo dritto al cuore il diritto delle persone di ricevere cure pubbliche di qualità – spiega Gaiani – Da tempo assistiamo all’azione continua e costante, di chi da più di ventotto anni governa Regione Lombardia, di svuotare e demolire il sistema sanitario pubblico. La responsabilità politica di queste rovinose scelte sanitarie da parte del centrodestra in Regione Lombardia è ormai talmente chiara e lampante a tutti che non c’è bisogno di spendere ulteriori commenti”.
“Rimango comunque sempre impressionata da come gli esponenti regionali del centrodestra continuino nonostante l’evidente stato di crisi sanitaria, a far finta di non vedere il collasso del sistema sanitario pubblico regionale, seguitando a difendere l’indifendibile. Come Partito democratico – conclude Gaiani – siamo pronti a mobilitarci, insieme ai cittadini, ai sindaci e a tutti quanti hanno a cuore la sanità pubblica, per far sì che Regione Lombardia faccia un passo indietro sulla chiusura del Pronto Soccorso di Menaggio e non tiri l’ennesimo schiaffo al diritto di curarsi non solo dei comaschi ma di tutti i cittadini lombardi”.
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