VARENNA – Esce per la prima volta dai confini cinesi il Congresso internazionale sui vertebrati marini del Triassico, e l’organizzazione ha scelto il nostro territorio offrendo ai paleontologi cinque giorni di studi sotto il coordinamento del professor Andrea Tintori.

Il simposio si concluderà oggi con una uscita in zona Pialleral/Scudi lungo il sentiero geologico “M.Gaetani” della Grigna Settentrionale, pranzo al rifugio e visita alle grotte di stagionatura della Mauri Formaggi di Pasturo.

Nell’ambito della collaborazione scientifica tra Andrea Tintori – già professore di paleontologia all’Università degli Studi di Milano e oggi uno dei responsabili scientifici di Triassica, la Peking University (PKU) di Pechino – e il Geological Museum of Guizhou in Guiyang, è stato organizzato un congresso internazionale sui vertebrati marini del Triassico (pesci e rettili marini). Triassica è una associazione che mira a sostenere e divulgare il patrimonio geopaleontologico, soprattutto della nostra regione, ma non solo.

Anche per questo si è scelta come sede del congresso Varenna, località molto conosciuta tra i paleontologi perché oltre 150 anni fa tra Varenna e Perledo furono rinvenuti i primi fossili italiani di rettili marini, che presero il nome proprio dal nostro lago, i Lariosauri. Oggi i Lariosauri sono conosciuti in un’area molto estesa, corrispondente a quello che ai loro tempi (240 milioni di anni fa) era il grande golfo oceanico chiamato Tetide, dalla Spagna alla Cina.

E proprio in Cina negli ultimi 25 anni, grazie a numerose e ricchissime nuove località fossilifere, ha avuto un impressionante sviluppo lo studio dei rettili marini del Triassico. Ma non solo, anche dei pesci: non si dimentichi Perleidus, un pesce di meno di 10 cm di lunghezza che prese il nome da Perledo ed è a sua volta comune in diverse località cinesi. Il ricchissimo materiale cinese è raccolto e studiato in numerose istituzioni pubbliche quali il Museo Palontologico della Peking University e il Geological Museum of Guizhou nella capitale Guyang, dove sono conservati soprattutto gli esemplari originali delle numerose nuove specie riconosciute negli ultimi anni.

Dopo tre edizioni in Cina, per la prima volta il meeting si tiene altrove. Inizialmente si era candidato il lato svizzero del Monte San Giorgio, tra Varese e il Canton Ticino, divenuto Patrimonio dell’Umanità Unesco proprio per i fossili anche grazie al lavoro del professor Tintori. Purtroppo nessuna proposta concreta è poi stata formulata e quindi la scelta è caduta su Varenna e Perledo, che rappresentano una parte importante dei primi passi nello studio dei vertebrati marini.

Se la Cina rappresenta la nuova frontiera, in Italia per contro si è assistito all’abbandono totale delle ricerche sia nei siti del Monte San Giorgio sia sul Grignone, dove una ventina di anni fa gli scavi scientifici hanno portato alla luce oltre mille pesci fossili, crostacei e una stella marina.

“Purtroppo  – spiega il professor Andrea Tintori – molto di questo materiale giace da anni nei depositi, non potendo essere preparato per lo studio e l’esposizione a causa della totale mancanza di fondi. Nemmeno gli esemplari già preparati, tra i quali pesci di oltre un metro di lunghezza, sono valorizzati adeguatamente. In un’area come il lecchese, con il boom turistico di questi ultimi anni, valide proposte riguardanti il nostro patrimonio geopaleontologico potrebbero certamente arricchire l’offerta per la conoscenza del territorio, aspetti che soprattutto molti stranieri gradiscono particolarmente”.

“Questo congresso – conclude l’organizzatore – vuole anche essere l’apertura delle celebrazioni per il 200° anniversario della nascita di Antonio Stoppani, che cadrà il prossimo anno. L’abate Stoppani, in qualità di cofondatore e direttore del Museo di Storia Naturale di Milano coordinò a metà dell’800 le ricerche e gli studi scientifici nel lecchese, sia sulle Grigne che tra Monte Barro e Cornizzolo. In queste zone si trovano ancora, ormai abbandonate e sconosciute ai più, alcune delle sue famose località fossilifere, il cui studio portò alla pubblicazione di importanti monografie scientifiche così come di ‘Il Bel Paese’, prima opera di divulgazione geologico-naturalistica pubblicata in Italia. I precedenti di questa zona sono quindi molto importanti”.