L’overtourism sul Lario fa male all’ambiente. O, sarebbe meglio dire, il territorio del lago di Como non è in grado di sopportare grandi flussi di turisti. Lo stiamo vedendo, con sempre maggiore intensità, nella situazione attuale. Questo riguarda la capacità dei centri storici delle cittadine turistiche di ospitare un numero elevato di persone, ma vale anche per gli spostamenti in auto sulle strade del Lago, o per la navigazione in barca o coi battelli.
Ma riguarda soprattutto l’impatto ambientale e paesaggistico che potrebbero avere le nuove strutture ipotizzate nel territorio. Penso al progetto per nuovi impianti sciistici con innevamento artificiale a bassa quota sul Monte San Primo. E penso al progetto di un nuovo mega Resort turistico a Torno. Entrambi questi progetti avrebbero un elevato impatto sull’ambiente naturale e sulla viabilità.
Il territorio del lago di Como è molto delicato dal punto di vista idrogeologico, come abbiamo potuto verificare negli ultimi anni ed anche in quest’ultimo periodo. Un territorio che ci presenta il conto ad ogni nubifragio.
Come uscire dall’overtourism? Servono forme di turismo più sostenibili che, per spostarsi, si affidino al trasporto pubblico (che, in ogni caso, va prioritariamente potenziato a beneficio dei pendolari), ma soprattutto occorre non prevedere nessuna nuova infrastruttura turistica. Si potrebbe introdurre il numero chiuso nei centri storici più delicati e regolamentare gli affitti a breve termine, privilegiando nel contempo forme di turismo diffuso di qualità (e non di quantità), che punti sulla cultura, sull’ambiente, sul recupero dei vecchi edifici abbandonati nei centri ‘minori’, favorendo l’economia locale e giovanile, a beneficio diretto delle comunità del territorio.
Roberto Fumagalli
Circolo Ambiente “Ilaria Alpi”