Torniamo a parlarne in occasione di un articolo recente di Alex Corlazzoli, apparso sul Fatto Quotidiano dal titolo: “il liceo del Made in Italy voluto da Meloni verso il flop. Con appena 375 iscritti in tutto il paese non ha i requisiti minimi legali”. L’autore non fa che richiamare quanto abbiamo pubblicato più volte e da da tempo, con ampie argomentazioni e ancor prima che il Parlamento approvasse definitivamente l’istituzione del nuovo liceo.

L’articolo più sopra citato spiega con molta semplicità le ragioni per cui l’iniziativa, fortemente propagandata da alcune forze politiche, sia destinata a un prevedibilissimo flop. Al di là dei numeri definitivi, che forse assegnano qualche decina di iscritti in più ai 375 citati in prima istanza, c’è da dire che quest’ultimi, ripartiti sui 92 licei del Made in Italy approvati su tutto il territorio nazionale, significano una media tra i 4 e i 5 allievi per scuola, e pertanto senza le condizioni di disporre del numero minimo di studenti per costituire una classe, che secondo la legge in vigore dovrebbe essere di 27 studenti.

Nonostante vari tentativi per trovare delle deroghe che superassero i criteri della legge, anche con qualche inopportuna forzatura, la soluzione al problema è ancora in alto mare e ancora una volta occorre prendere atto che “la matematica non è una opinione”. Servirebbe invece un nuovo miracolo che sestuplicasse gli iscritti ma temo, che anziché riconoscere l’errore e fare un buon uso del learning by mistake che dovrebbe essere una delle modalità di apprendimento più importanti nel mondo scolastico, si voglia proseguire senza nessuna ragione nell’ostentazione di una indifendibile posizione di forza.

L’articolo citato richiama anche una autorevole opinione della Fondazione Agnelli che scriveva qualche mese fa: “La storia del liceo del Made in Italy, voluto dal governo Meloni, è quella di un fallimento annunciato, per numerose ragioni. Il nuovo indirizzo è stato infatti presentato con molta enfasi, ma con contenuti didattici confusi (manca ancora il dettaglio delle materie dopo il secondo anno) e senza alcuna evidenza che rispondesse a una reale esigenza delle famiglie. Si aggiungano tempi di attivazione così stretti da mettere in seria difficoltà gli istituti scolastici che potevano candidarsi e da impedire a studenti e famiglie di acquisire le informazioni necessarie per una scelta ponderata in vista delle iscrizioni, che si svolgono fra gennaio e febbraio”.

È la ragione per cui molti si chiedono se l’approvazione del Liceo del Made in Italy e il suo ostinato sostegno che va ben oltre ogni ragionevolezza, non sia solo un approccio ideologico, esito di una politica delle riforme basate più sulle emozioni che non sulla realtà dei fatti. Ci sono numerosi motivi per sostenere questi dubbi che sono, per gli effetti che provocano, anche delle grandi preoccupazioni che non si dovrebbero sottovalutare ma che richiederebbero almeno dei dibattiti pubblici, coinvolgendo le giuste expertise per mettere a confronto le opposte ragioni.

I dubbi potrebbero essere avvalorati anche dalla lettura di un libro scritto recentemente dal ministro dell’Istruzione, dal titolo: “La Scuola dei Talenti”, edito da Piemme. Il volume comunica la “visione di scuola” del rappresentante del Governo, dove però al tema del liceo del Made in Italy sono dedicate solo sei righe, scrivendo: “nell’ottica di valorizzazione, promuovere e tutelare le eccellenze italiane il Governo ha altresì istituito il liceo del made in Italy all’interno del percorso dei liecei economico-sociali. A questa riforma seguirà l’avvio di una riflessione ampia e partecipata sull’istruzione liceale che rappresenta un elemento fondamentale della nostra complessiva offerta scolastica”. È un po’ poco per una riforma così epocale, e senza nessun contenuto informativo per il lettore.

Altre informazioni, altrettanto scarne e del tutto generiche, si possono acquisire dal solito sito del Ministero dell’Istruzione e del Merito (MIM) alla sezione scuola secondaria superiore, indirizzo Liceo del Made in Italy. Vi è presente il quadro orario delle materie del solo biennio, con indicato che “Il quadro orario completo degli insegnamenti e degli specifici risultati di apprendimento verrà definito a breve con uno specifico regolamento”.

L’istituzionalizzazione del Liceo del Made in Italy avrebbe dovuto essere preceduta dalla definizione del suo percorso scolastico completo secondo la grammatica in uso in queste circostanze. Infatti, laddove emergesse il bisogno di nuovi saperi, o competenze, finalizzati alla crescita della conoscenza necessaria allo sostegno e allo sviluppo di un prezzo grande o piccolo, che sia, del nostro sistema economico, e questo fosse possibile per il tramite di un nuovo corso di studi o di particolari percorsi di istruzione e formazione, come potrebbe essere nel caso degli ITS Academy, si richiederebbe la stesura di un progetto scolastico e formativo ben articolato dove si dovrebbero descrivere – come si fa sempre in questi casi – le condizioni e le motivazioni nonché la completa definizione, molto dettagliata, del nuovo corso di studi.

Siccome con la stessa enfasi si stanno promuovendo gli ITS Academy, di cui ne abbiamo invece un bisogno enorme e siamo in ritardo di decenni, immaginiamo se l’autorizzazione e la promozione di uno di questi nuovi percorsi di istruzione terziaria fosse avanzata semplicemente presentando la lista dei titoli delle materie del primo anno (senza nessun contenuto) con il relativo numero di ore e con l’aggiunta di un alert indicante che la lista degli insegnamenti del secondo anno sarebbero comunicati a breve. Se per il Liceo del Made in Italy per ora, c’è solo la lista dei titoli delle materie del biennio con il quadro orario (multiplo di 33 ore), e a distanza di un anno dall’approvazione si è ancora in attesa della lista di quelle del triennio, c’è da dedurre in primo luogo che è stato approvato un nuovo percorso scolastico senza averlo definito e che ora si è ancora alla ricerca di quali materie debbano essere insegnate nei successivi tre anni. Questi dovrebbero essere i fatti.

È legittimo a questo punto il sospetto che la decisione dell’istituzione del liceo del Made in Italy sia stata dettata solo da un approccio ideologico, pensando che il “Made in Italy” fosse solo quanto a conoscenza dei politici che lo hanno proposto. Ma ciò è anche imbarazzante per tutti e lo dovrebbe essere ancor di più per gli addetti ai lavori. Ecco la ragione per cui necessità un dibattito pubblico e con urgenza. Sarebbe un ottimo servizio anche per l’orientamento.

RedScuo