MANDELLO DEL LARIO – Morta la partigiana Adriana Pasut, vedova Maggi, da sempre iscritta alla sezione Anpi Lario Orientale. Staffetta partigiana, sorella di Domenico, uno dei martiri della Resistenza fucilato dai fascisti a Fiumelatte, Adriana che aveva 19 anni nel 1943 quando a Introzzo rischiava le torture e la vita per portare cibo ai partigiani sulle nostre montagne.
“Ci ha lasciato un ricordo recentissimo – racconta il presidente Roberto Citterio – quando, in occasione dei miei auguri per il 25 aprile di quest’anno, mi chiese di inserire nel mio discorso alla manifestazione di Dervio una sua testimonianza particolare: quella di aver abbracciato e perdonato la moglie di uno dei fascisti che uccisero suo fratello. Perché, mi disse Adriana, i partigiani non combatterono per spirito di vendetta, ma per ideali di libertà e di giustizia sociale”.
Il Comitato Provinciale di Lecco e la Sezione Lario Orientale saranno presenti alle esequie di Adriana, che si terranno venerdì 30 settembre alle 14.30 nella Chiesa Arcipretale di San Lorenzo a Mandello del Lario.
“Tuttavia – aggiungono dall’Anpi lecchese – ricorderemo Adriana con le nostre attività e le nostre lotte quotidiane, in nome di un antifascismo che, ancora in quest’ultima campagna elettorale, è stato troppo spesso trattato come un retaggio del passato. La realtà è che non solo la democrazia è un bene mai acquisito per sempre, ma troppo spesso in Italia ritornano fantasmi di intolleranza verso chi è debole, diverso (per razza, religione, abilità fisica, tendenza sessuale e altro), non allineato a presunti valori “tipici” del popolo italiano. Tutti atteggiamenti che, la storia ci insegna, sono stati il presupposto culturale del fascismo”.
“Vogliamo, infine, evidenziare come Adriana ben si inserisca in quel dibattito e quegli studi, resi più vivaci in questi ultimi anni, sul ruolo delle donne della Resistenza, spesso dipinto come di mero supporto quando, invece, con una costante attività non sulle montagne ma nei paesi e nelle città, vicine agli invasori nazisti ed ai traditori fascisti, rischiavano ben oltre la morte in battaglia”.