MANDELLO DEL LARIO – Non sono passati senza polemiche i provvedimenti presi dall’Amministrazione comunale in merito alla sospensione del corso di italiano per gli stranieri residenti in paese e l’uscita dal Comitato Lecchese per la Pace e la Cooperazione tra i Popoli. A prendere posizione, dopo il suo capogruppo, anche il consigliere di minoranza Michela Maggi.
“Fanno molto riflettere i provvedimenti portati dal Paese di Tutti nell’ultimo Consiglio comunale in tema di immigrazione, intercultura e solidarietà – è il commento di Maggi -. Il recesso dal Comitato Lecchese per la Pace e la Cooperazione tra i Popoli e la cancellazione del corso di italiano per stranieri sono legati tra loro e derivano da una precisa scelta di chiusura in tema di politiche interculturali e di immigrazione, che va in controtendenza rispetto a quanto costruito dalla nostra comunità in questi anni. Giustificate come scelte tecniche e di bilancio, in realtà queste decisioni evidenziano non solo mancanza di progettualità sul futuro del nostro paese in termini di accoglienza e di cultura della solidarietà, ma anche un preoccupante ritorno ad un futuro di chiusura e isolamento dell’Amministrazione che forse pensa di poter governare senza le necessarie relazioni con gli altri enti o istituzioni del territorio”.
“Come si potrebbe altrimenti spiegare la volontà di recedere dal Comitato Lecchese per la Pace e Cooperazione tra i Popoli sapendo che i termini per il recesso, per l’anno in corso, sono scaduti e che pertanto la quota di adesione dovrà essere pagata sia per l’anno 2015 sia per il 2016? – prosegue -. La motivazione portata dall’assessore è la crisi economica e la volontà di utilizzare i 2.500 euro per i mandellesi. 2.500 euro che si potranno utilizzare sul bilancio dei servizi sociali solo tra due anni! Nessun progetto alternativo in tema di cooperazione internazionale e cultura della pace è stato peraltro portato a sostegno di questa scelta. Ancora più grave è la cancellazione del corso di italiano per stranieri, a costo zero per il Comune di Mandello in quanto finanziato interamente da Regione Lombardia e Unione Europea. Una scelta presentata come “tecnica”, determinata da non meglio precisate difficoltà organizzative. Difficoltà che hanno spinto a “sospendere” il corso Vivere in Italia che, nell’ultimo anno, è stato frequentato da 30 persone e che, oltre a fornire nozioni di educazione civica, prepara per il livello A2 di conoscenza della lingua italiana, requisito necessario per ottenere un permesso di soggiorno di lunga durata. La comunicazione è alla base del processo di integrazione dei migranti nella società di accoglienza: la padronanza della lingua ha un ruolo chiave perché permette lo scambio, la discussione e la risoluzione dei potenziali conflitti; consente l’inserimento nel tessuto culturale, civile e lavorativo; infine, rende consapevoli non solo dei propri diritti ma anche dei doveri. Se non vi sono comunicazione e scambio e se si tagliano per fretta o “pressapochismo” gli strumenti che possono agevolarli, il processo di integrazione dei migranti nella società di accoglienza non può seriamente cominciare. Si è deciso di cancellare il corso sottovalutando le conseguenze che questa scelta avrebbe comportato per le persone e per il loro progetto di vita. Le non meglio specificate difficoltà di tipo organizzativo, che hanno giustificato la sospensione del corso, si potevano affrontare e risolvere con una maggiore volontà e attenzione alle persone. In consiglio comunale, dove si fa politica, ho usato le parole di don Milani per esprimere la nostra contrarietà a queste decisioni, perché “il problema degli altri è uguale al mio. Sortirne tutti insieme è la politica. Sortirne da soli è l’avarizia”: avarizia mentale ed economica, appunto”.