Il 4 marzo è la Giornata Internazionale contro l’HPV, istituita nel 2018 dall’International Papillomavirus Society (IPVS).
La giornata, che lancia lo slogan #GiveloveNotHPV, ha l’obiettivo di sensibilizzare e informare sui rischi associati al Papilloma Virus Umano (HPV) e di diffondere i concetti di prevenzione e vaccinazione, sia per la donna sia per l’uomo, in modo da prevenire i tumori del collo dell’utero e altri tumori dell’area genitale e dell’orofaringe, correlati al virus.
La LILT di Como sostiene l’iniziativa proprio perché è fermamente convinta che “prevenire è vivere”.
Dr Giorgio M. Baratelli
Presidente LILT di Como
Il Papilloma Virus (HPV): conoscerlo per combatterlo
Dr Franco Armitano
ginecologo LILT di Como
In natura esistono circa 100 ceppi di Papilloma Virus Umani (HPV) che si trasmettono essenzialmente per contatto sessuale.
L’80 % circa dei giovani tra i 15 e i 35 anni entra in contatto almeno una volta nella vita con il virus che viene però neutralizzato ed eliminato dal sistema immunitario entro 2 o 3 anni nel 90 % dei casi.
Circa una ventina di questi 100 ceppi (soprattutto i ceppi 16 e 18) sono però potenzialmente in grado di portare al cancro in associazione con altri fattori.
Nella donna possono causare il cervicocarcinoma o tumore maligno del collo dell’utero (la parte di utero in comunicazione con la vagina) e, in percentuali molto più basse, altri tumori in organi come bocca e ano interessati dal contatto sessuale.
Per l’uomo invece il rischio di tumore incide in misura decisamente minore (carcinoma del pene, ano, bocca e laringe).
In Italia sono diagnosticati circa 2400 casi all’anno di tumore del collo dell’utero, il 50% in donne di età compresa fra i 35 e i 55 anni.
Come frequenza è il quarto tumore nella donna ma è quello con la più alta mortalità circa 260.000 decessi all’anno nel mondo.
Comunque la mortalità è in progressiva diminuzione grazie ai programmi di screening e alla vaccinazione .
Da sottolineare che, solo in un 10 % di donne contagiate dal Papilloma Virus, alcuni ceppi particolarmente aggressivi (16 e 18) possono persistere nelle cellule e nel giro di 10/15 anni possono portare al cervicocarcinoma in associazione ad altri fattori di rischio come il fumo, il non uso del profilattico , condizioni di immunodeficienza, ma solo in assenza di interventi terapeutici specifici.
Infatti se sottoponendosi a controlli di prevenzione secondaria periodici (Pap Test e HPV DNA test ) si rilevano alterazioni precancerose nelle cellule ,u n semplice intervento ambulatoriale( LEEP), che asporta la parte malata, interrompe quasi sempre l’evoluzione verso il cancro.
Il cervicocarcinoma è l’unico tumore dovuto almeno nel 95% dei casi ad un virus (HPV) a trasmissione sessuale per il quale disponiamo di un vaccino altamente efficace( contenente gli involucri dei 9 ceppi più pericolosi ma senza materiale genetico del virus per cui non infettanti e non in grado di produrre lesioni cellulari )
pertanto teoricamente con una campagna vaccinale per i bambini di 11/12 anni ( dal 2008 per le femmine e dal 2017 anche per i maschietti) estesa al 90 % della popolazione femminile sessualmente attiva fino a 45 anni , si potrebbe ottenere unitamente ai provvedimenti di diagnosi e terapia ,una drastica riduzione dei casi di morte per cancro cervicale.
Nei paesi come l’Australia dove la campagna vaccinale ha raggiunto da anni livelli molto alti (ottenendo la cosiddetta immunità di gregge ) si prevede che dopo il 2030 il cervicocarcinoma sarà classificato come tumore raro della donna.
Il messaggio rassicurante ed ottimistico che vorrei venisse recepito è che a differenza di altri tumori ( ovaio, pancreas, mammella, colon, prostata etc), il cancro del collo dell’utero, per le sue caratteristiche cliniche, per la possibilità di essere diagnosticato e curato in fasi anche precancerose e per l’azione preventiva del vaccino, potrebbe essere debellato quasi completamente nel giro di qualche decennio almeno in buona parte del mondo come una qualsiasi altra malattia infettiva causata da un virus per il quale sia disponibile un vaccino .
In conclusione ricordo comunque che il riscontro di HPV al test non vuole dire malattia ma solo presenza del virus che a volte resta annidato nelle cellule dopo contatto sessuale giovanile per poi riattivarsi dopo decenni (meccanismo analogo al virus della varicella che dopo 30/40 anni di silenzio si riattiva provocando l’Herpes Zoster o Fuoco di S .Antonio ) e venire scoperto con il HPV DNA test nella quinta o sesta decade di vita spesso senza peraltro aver determinato alterazione delle cellule in senso tumorale.
Definizioni
HPV (Human Papilloma Virus): virus molto diffuso ad alta contagiosità per via sessuale per contatto con cute e mucose.
Pap Test : esame delle cellule prelevate dal collo dell’utero per diagnosi di normalità o alterazioni sospette per la presenza del Papilloma Virus.
Indicato dai 25 ai 35 anni ogni 3 anni
HPV DNA Test: esame eseguito in modo analogo al Pap Test tradizionale, consente di individuare o escludere la presenza del virus e di identificare i ceppi potenzialmente in grado di portare al tumore.
È indicato dai 36 ai 64 anni ogni 5 anni (protocollo Ministero della Salute 2017)
Colposcopia: esame ambulatoriale indolore con il quale si osserva il collo dell’utero ad ingrandimento per scegliere le zone eventualmente da biopsiare per conferma di alterazioni delle cellule riscontrate al Pap Test
Messaggi
Non spaventarsi se viene riscontrato HPV nel Pap Test in quanto la presenza del virus non vuole dire malattia; inoltre non significa obbligatoriamente infedeltà coniugale data la possibilità di persistenza silente del virus nelle cellule dopo contagio precedente in epoca giovanile.
Il riscontro di HPV nella donna non comporta l’obbligo di esami specifici per l’uomo ne’ un cambiamento nelle abitudini sessuali data la alta probabilità di eliminazione spontanea del virus entro 2/3 anni.
Non esistono farmaci per eliminare il Papilloma Virus
Se la donna positiva ad HPV segue le indicazioni dei protocolli di screening , la prognosi è praticamente quasi sempre favorevole anche in prospettiva di una futura gravidanza
Il preservativo e ‘ molto utile ma non evita il contagio al 100%, in quanto il virus e ‘ presente anche nelle zone genitali non protette dal preservativo
HPV nelle giovanissime è molto comune (80%) ma scompare da solo senza terapie nella maggioranza dei casi (90%)
Il carcinoma del collo dell’utero è causato dall’ HPV (unico tumore causato da un virus) .
Quindi con la vaccinazione il tumore potrebbe essere prevenuto in misura notevole .
Regione Lombardia dal 2022 all’atto della prima chiamata allo screening (Pap Test alle ragazze di 25 anni non già vaccinate) offre un percorso agevolato e gratuito per eseguire questa vaccinazione .
La vaccinazione anche dei maschi non solo difende i soggetti già infettati aumentando le difese immunitarie ma in epoca giovanile previene la diffusione dell’infezione .
L’eliminazione elettro-chirurgica (LEEP) delle lesioni precancerose (CIN/ Displasie) riscontrate al Pap Test e confermate con Colposcopia e biopsia, associata alla vaccinazione che aumenta in ogni caso la risposta anticorpale di difesa, interrompe quasi sempre l’evoluzione verso il cancro .
Gli ambulatori della LILT e della ATS da 2 anni hanno la possibilità di eseguire con un unico prelievo (il Pap Test in fase liquida) la diagnosi contemporanea della presenza del virus e le eventuali alterazioni cellulari conseguenti.