Come posso onorare la memoria di mio prozio disperso in Russia nella Seconda Guerra Mondiale?
Se lo sta chiedendo Renato Ongania, già autore di un libretto ‘Non ti ho potuto conoscere ma porto il tuo nome’, e non da ora, ma da parecchio tempo. LarioNews ha seguito tale proposito, e il desiderio di far avere una medaglia al fante per aver combattuto su almeno tre fronti durante la Seconda Guerra Mondiale, sino al sacrificio ultimo in cui presumibilmente ha perso la vita, sul Don.
La medaglia è stata negata al soldato, però si è aperta una nuova possibilità per onorare la memoria del Fante: contattare l’Associazione Nazionale del Fante.
Possiamo affermare che è una storia che parla di onore, di impegno e di riconoscenza quella che ci arriva dall’Associazione del Fante, Sezione Primogenita di Milano. Renato Ongania, pronipote del fante Pietro Renato Attilio Poletti, classe 1920, strappato alla famiglia di Rongio (Mandello del Lario), cioè al padre Giacomo e alla madre Edvige Tencalli.
La microstoria è semplice: nei mesi scorsi, seguendo un consiglio di un commentatore sui social della notizia data da LarioNews, Ongania ha immediatamente preso contatti con l’Associazione Nazionale del Fante per onorare la memoria del prozio che ha dato la propria vita per la patria. La casualità ha voluto che il primo incontro reale tra il pronipote e il presidente della prestigiosa Associazione del Fante avvenisse proprio nella ricorrenza di San Pietro, onomastico del prozio.
“Un segno che ha reso ancora più significativo questo incontro – racconta Renato Ongania – l’ho fatto presente all’ingegner Rinaldo Doi, presidente della Sezione Primogenita di Milano e consigliere nazionale dell’Associazione del Fante. Abbiamo rimandato l’incontro più volte, ma è davvero singolare che senza alcun accordo, il primo incontro sia avvenuto proprio il giorno di San Pietro. Ricordo molto bene che mia nonna onorava questo giorno facendo la barca di San Pietro, in onore di suo fratello…” L’incontro, avvenuto a Vimercate, ha visto il pronipote ripercorrere la storia del prozio e chiedere aiuto per poter onorare la sua memoria.
Pietro Renato Attilio Poletti, nato nel 1920 a Rongio (ora Mandello del Lario), ha risposto alla Chiamata di Leva il 10 maggio 1939. Arruolato con numero di matricola 12280, chiamato alle armi e giunto il 10 marzo 1940 nella seconda compagnia cannonieri 47/32 autocarrata Sforzesca ed avviata […] 54° Fanteria. La ‘Sforzesca’ – si legge nel libro di Ongania – era classificata come divisione di montagna someggiata (trasportata a dorso di animali da soma) e come tale destinata all’impiego in settori montani. In realtà la dotazione di armi e mezzi era di poco differente da quella di una normale divisione di fanteria di linea ed i fanti ne pagarono le conseguenze in tutte le campagne in cui vennero impiegati.
Sempre dal libro emerge che nella copertina sintetica del ‘Foglio matricolare e caratteristico’ sono scritte a penna le campagne nelle quali il soldato è stato impegnato:
• Nel 1940, 15 giorni sulla Frontiera Alpina Occidentale;
• Nel 1941, 4 mesi sulla Frontiera Greco Albanese;
• Nel 1942-1943, 6 mesi sulla Frontiera Russa del Don.
“L’ultimo fronte di battaglia è stato quello fatale – racconta Ongania – dal 24 giugno 1942 al 26 gennaio 1943. Si è trattato di operazioni di guerra contro la Russia col 54° Reggimento Fanteria Sforzesca P. M. 69 – Comparto Cann. 47/32. La sua famiglia, come molte altre, ha vissuto l’angoscia dell’attesa e della speranza per molto tempo, fino a quando la notizia della sua scomparsa è stata ufficializzata”.
La memoria del prozio vive ancora oggi, grazie alla dedizione del suo pronipote e all’Associazione Nazionale del Fante che si impegna anche a preservare la memoria dei caduti e dei dispersi della Seconda Guerra Mondiale. L’associazione ha accolto con entusiasmo la richiesta del pronipote di Pietro Renato Attilio Poletti, fornendo tutte le informazioni disponibili sulla sua vicenda, e offrendo il proprio supporto per onorarne la memoria.
“La storia di Pietro Renato Attilio Poletti è solo una delle tante storie di soldati italiani che hanno combattuto e dato la propria vita per la patria – continua Ongania – è importante preservare la memoria di questi uomini e delle loro famiglie, per ricordare il costo della libertà e della pace che oggi godiamo in Italia. Trovo stucchevole il generale disinteresse dei miei coetanei per i fatti di guerra che interessano l’Ucraina e per la missione di pace di monsignor Zuppi, a cui affido le mie speranze. I giovani, ma forse non solo loro, sono più interessati ai vari festival del cinema che alla vita e alla morte di future generazioni. Sento che qualcosa non torna, credo che occorra riflettere seriamente sulla liquidità dei sentimenti, del basso livello di interesse in ciò che sta sconvolgendo la nostra civiltà”.
“Posso dire che l’Associazione Nazionale del Fante è un punto di riferimento per tutti coloro che vogliono onorare la memoria dei fanti caduti e dei fanti dispersi della Seconda Guerra Mondiale. Grazie alla dedizione dei suoi membri, è possibile ricostruire le storie di questi uomini e preservare la loro memoria per le future generazioni”.
“Il mio impegno non deve fermarsi qui – prosegue Ongania – è importante che tutti noi ci uniamo per preservare la memoria dei nostri caduti e per lavorare insieme per costruire un futuro di pace e di solidarietà. Entrare in un sodalizio così importante e radicato nella storia del nostro Paese, come quello dell’Associazione Nazionale del Fante, e farlo in un periodo storico così complesso e drammatico, significa entrare in punta di piedi, con rispetto e umiltà”.
Come omaggio di benvenuto, il pronipote di Pietro Renato Attilio Poletti, che presto sarà ammesso come socio dell’Associazione Nazionale del Fante, iscritto nella Sezione Primogenita di Milano, ha ricevuto un album fotografico molto speciale. Si tratta de “Il Viaggio del Milite Ignoto da Aquileia a Roma”, edito dall’Associazione Nazionale del Fante. L’album fotografico racconta la storia del trasferimento delle spoglie del Milite Ignoto, il soldato italiano caduto in guerra e mai identificato, dalla località di Aquileia a Roma, dove oggi riposa nel sacello dell’Altare della Patria.
“Si tratta di un omaggio molto significativo – conclude Ongania – sottolinea l’importanza della memoria storica e della preservazione dei valori che hanno fatto grande il nostro Paese. Ci ricorda il costo della libertà e della pace, e ci invita a riflettere sul valore della vita umana e sulla necessità di preservare e proteggere i diritti umani. Il trasferimento delle spoglie del Milite Ignoto è infatti un momento simbolico molto importante nella storia dell’Italia, rappresenta l’unità e la solidarietà di tutto il popolo italiano”.