Si parla ormai sempre più frequentemente dei disturbi psicologi e della loro diffusione della nostra società. A seguito dell’emergenza sanitaria da Covid-19 inoltre, la consapevolezza circa l’impatto e la presenza dei problemi di natura psicologica sulle nostre vite diventa via via più famigliare a tutti noi. In Italia il primo studio epidemiologico sulla prevalenza dei disturbi mentali rientra nel progetto europeo European Study on the Epidemiology of Mental Disorders (ESEMeD), al quale hanno preso parte sei paesi europei (Italia, Belgio, Francia, Germania, Olanda e Spagna).
Il progetto, promosso congiuntamente dall’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) e dall’Università di harvard, è stato realizzato nell’ambito della WHO-World Mental Health (WMH) Survey Iniziative, al quale partecipano più di 30 paesi diversi.
Esistevano ovviamente già degli studi condotti in precedenza che però erano stati realizzati in aree geograficamente molto limitate e diverse dalla realtà del nostro paese: non permettevano quindi di generalizzarne i risultati all’intera popolazione italiana.
Lo studio è relativo alla prevalenza ad un anno (cioè dopo 12 mesi dalla somministrazione della prima intervista) e nella vita (lifetime) dei principali disturbi mentali non psicotici, che comprendono i disturbi d’ansia come ansia generalizzata, disturbi da attacchi di panico, fobia semplice, fobia sociale, agorafobia, disturbo ossessivo-compulsivo, disturbo post traumatico da stress; i disturbi affettivi come la depressione maggiore e la distimia; e l’abuso o dipendenza da alcool.
Lo studio è stato condotto su un campione di popolazione che fosse rappresentativo di tutta la popolazione generale di entrambi i sessi. Ogni persona inclusa nel campione è stata intervistata personalmente a domicilio con un’intervista strutturata computerizzata il cui nucleo è rappresentato dalla Composite International Diagnostic Interview (CIDI) dell’OMS.
La versione italiana è stata realizzata dal Centro di coordinamento italiano dello studio ESEMeD-WMH, presso l’Istituto superiore di sanità. L’obiettivo era raggiungere una percentuale di risposta di almeno il 65%, pari a 4.230 interviste. Complessivamente sono state realizzate un totale di 4.712 interviste. Ovviamente sono state considerate tutte le variabili sociodemografiche e i fattori di rischio: ovvero l’età, il sesso, lo stato civile, la scolarità, il reddito, le variabili di personalità, la familiarità di disturbi psichici, gli eventi di vita stressanti, la presenza di disturbi in età evolutiva, la situazione coniugale e vita sessuale, e infine la religione di tutte le persone intervistate.
I risultati di questo studio ci dicono quindi che, sulla base dei dati raccolti, i disturbi mentali sono frequenti anche in Italia, al pari di quanto le ricerche internazionali condotte in questi anni hanno messo in luce: circa una persona su cinque ha soddisfatto i criteri diagnostici per almeno un disturbo mentale nel corso della vita.
In maniera più specifica, la depressione maggiore, le fobie specifiche e la distimia sono risultati i disturbi più comuni, con percentuali di prevalenza nel corso della vita rispettivamente pari al 10,1%, al 5,7% ed al 3,4%, seguiti dal disturbo post traumatico da stress, dalla fobia sociale e dal disturbo d’ansia generalizzata (riscontrati nel 2% circa dei soggetti intervistati). La prevalenza lifetime, cioè durante il corso della vita, degli altri disturbi mentali indagati nel progetto, come il disturbo da attacchi di panico, l’agorafobia e l’abuso o dipendenza da alcool, è risultata invece relativamente bassa, aggirandosi ad un livello inferiore al 2% del campione studiato.
I tassi di prevalenza a 12 mesi sono risultati ovviamente più bassi rispetto a quelli lifetime: circa il 7% degli intervistati ha soddisfatto i criteri diagnostici per almeno un disturbo mentale nei 12 mesi precedenti l’intervista diagnostica. Circa il 5% del campione aveva sofferto di un disturbo d’ansia; in termini di sottotipi diagnostici, la depressione maggiore e le fobie specifiche sembrano essere i disturbi più frequenti a 12 mesi, con prevalenze stimate del 3% e del 2,7%.
Sono percentuali importanti che ci indicano come, in conclusione, circa tre milioni e mezzo di persone adulte hanno sofferto di un disturbo mentale negli ultimi 12 mesi. Di questi, quasi due milioni e mezzo hanno presentato un disturbo d’ansia, 1 milione e mezzo un disturbo affettivo e quasi cinquantamila un disturbo da abuso di sostanze alcooliche. Rispetto ai tassi di prevalenza lifetime trovati nel campione italiano, si può stimare che più di otto milioni e mezzo di adulti hanno sofferto di un qualche disturbo mentale nel corso della propria vita.
Nel corso dei prossimi appuntamenti con la rubrica, daremo maggiore spazio ai singoli disturbi, così da poterne identificare alcuni tratti caratteristici, la prevalenza e le modalità di intervento specifiche.
Il disturbo mentale, sebbene lieve, è sempre da considerare una patologia alla stregua del disturbo medico: quando abbiamo “qualcosa che non va” ci affidiamo alla medicina per trovarne le cause e la soluzione. Allo stesso modo dobbiamo imparare a riconoscere che, se il “qualcosa che non va” è psicologico, la strategia migliore è quella di rivolgersi a un professionista della salute mentale che ci possa accompagnare nell’identificazione del problema e guidare nella sua gestione.
Fonte: Istituto Superiore di Sanità https://www.epicentro.iss.it/mentale/esemed-pres
Dott.ssa Elisa Tagliaferri
Psicologa Clinica
(Ordine degli Psicologi della Lombardia, n.22232)
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elisatagliaferri.psicologa@gmail.com