Chi resta soltanto un rocciatore e niente di più, non progredisce e non si eleva spiritualmente. Le genti sconosciute, i paesaggi, i montanari e i fiori mi danno già da gran tempo molto di più che non la decantata “felicità della vetta”, emozione questa, senz’altro molto relativa. [Heinrich Harrer, alpinista]

san-martino-e-larte-localeDevozione della fede e dell’arrampicata. Appena accennato dal Manzoni, che preferì dare più credito al Resegone, si scaglia contro il vento da sud, la pala rocciosa del San Martino. Monte “marcio” per alcuni rocciatori che ne provano la sua friabilità e “vulcano dormiente” per alcuni anziani narratori. La montagna dei lecchesi, della processione appena prima di Natale, delle chiesette che dicono la fede dei “vecchi”, degli alpinisti che la abbracciano e di tutti quelli che passandoci sotto, vedono interrogativi la cappelletta bianca luccicante al sole. Amata dai volontari del giovedì e della domenica, che attivano il rifugio Riccardo Piazza, la gradevole rocciosità del San Martino nasconde sentieri per tutti i gusti, come ben sappiamo, ma non solo. Da riscoprire sono certamente i tre punti sSan Martinoacri che la caratterizzano, a partire da Rancio Alto dove principia il sentiero, alla cappelletta degli alpini e alla medievale Chiesa di San Martino, appunto. Luoghi che osservano il progredire cittadino e le auto, che dall’alto sembrano piccoli giocattoli impazziti. Chiese che nascondono ancora l’odore della cera, che fermano il pensiero e portano chiunque, al di là della fede, nel tempo interiore. Un patrimonio che unito a tanti altri luoghi delle montagne lecchesi si racconta e ci racconta, tra la gioiosità delle domeniche in cui rivive grazie alle passeggiate della gente e al silenzio del vento che lo canta negli altri giorni. Sono questi luoghi di emozione straordinaria e che esprimono la fede incondizionata degli uomini che senza troppi problemi salivano le montagne e offrivano la loro fatica al Cielo.

“Nella musica si sono stati i Grandi. Ma non per questo, nel nostro piccolo dobbiamo considerarci di livello inferiore. Davanti alla Basilica di San Pietro tutti rimaniamo esterrefatti per la sua grandezza, certo. E proviamo emozione ovviamente. Ma quando arriviamo in cima a una montagna e vediamo, tra i sassi, una cappelletta? Non proviamo una grande emozione? Eppure non è immensa come la Basilica di San Pietro. E non è costata meno fatica a chi l’ha costruita lassù”.
[Giuseppe Scaioli, direttore del Coro Grigna]

Michele Casadio