VARENNA – Una serata di poesia, parole e persone, una continua e struggente ricerca di bellezza e sacralità nelle nostre vite; e il vivere dei piccoli paesi, con i loro suoni, la loro coralità, la loro lietezza semplice, ma sincera, come bussola per orientarsi nell’oceano spesso inumano della contemporaneità.
Questi sono alcuni degli spunti nati nell’incontro col poeta Franco Arminio, ieri sera a Villa Cipressi, nell’ambito del Varenna Festival, il cartellone estivo di eventi culturali e musicali ideato dall’Amministrazione comunale del borgo rivierasco sotto la direzione artistica del maestro Maurizio Moretta. Presenti alla serata il prefetto di Lecco Sergio Pomponio e il sindaco di Colico Monica Gilardi.
Germogli nati dal dialogo dell’autore con il pubblico, con letture di poesie e riproposizione delle stesse in dialetto da parte dei presenti: una traduzione che si pone come ponte e incontro tra le vite, all’apparenza distanti, ma accomunate da un senso di umanità e del guardare alla sacralità del bello, sempre presente nelle nostre esistenze: “Guardare a ogni cosa come se fosse bella, e se non lo è, è perché devo guardarla meglio”, suggerisce Arminio.
La parola poetica che si fa canto e canzone, un esercizio per recuperare la coralità del vivere come una comunità, che tante volte nella contemporaneità si perde nel silenzio delle porte chiuse. Invece nei paesi, nella forma paese, con i canti della natura, i canti dei mestieri, i canti antichi ma ancora parte della nostra cultura, ci è data una possibilità di salvezza. Coniugare il nuovo, senza mai smarrire l’insegnamento di umanità delle vecchie generazioni. Se il sistema contemporaneo, sociale ed economico, perde la strada dell’uomo e della sacra bellezza della vita (e la guerra ne è l’aberrazione più diabolica), la semplicità e l’empatia (che sono modi di essere, non misurabili in termini economici), nei rapporti umani possono salvarci: generosità e gentilezza possono essere il sentimento del futuro.