TREMEZZO – In occasione del secondo centenario della morte di Antonio Canova (1757-1822), Villa Carlotta celebra l’eredità di uno dei più grandi maestri della scultura di tutti i tempi, in grado di trasformare l’idea stessa della scultura e la sua tecnica, creando capolavori immortali diventati popolari e riprodotti in tutto il mondo. Le celebrazioni di questo anno speciale si chiudono con la mostra intitolata “Canova, novello Fidia” a cura di Gianfranco Adornato, professore associato di Archeologia classica alla Scuola Normale Superiore di Pisa, in collaborazione con Maria Angela Previtera, direttrice di Villa Carlotta, e con Elena Lissoni, storica dell’arte e conservatore di Villa Carlotta. 

La visita alla mostra è compresa nel biglietto d’ingresso a Villa Carlotta di Tremezzo, aperta tutti i giorni fino al 6 novembre con orario 10-19 (chiusura biglietteria alle 18, museo alle 18.30, giardino 19). Dal 7 novembre all’11 dicembre sarà possibile visitare la mostra solo su prenotazione.

La mostra invita il pubblico a intraprendere un inedito percorso alla riscoperta dei due autori. L’esposizione pone a confronto le opere originali di Antonio Canova presenti nel museo con repliche di età romana di sculture greche attribuite a Fidia. Una sezione è dedicata al tema dell’Amazzone, con la figura femminile interpretata da Fidia per il famoso concorso per la miglior statua da collocare nell’Artemision di Efeso che vide il maestro ateniese in sfida con i più grandi scultori del suo tempo, tra cui Policleto e Cresila. È un pezzo eccezionale il torso delle collezioni dei Musei Reali di Torino: si tratta dell’Amazzone ferita realizzata in basanite verde, materiale assai difficile da lavorare, raro e molto prezioso estratto nella regione dello Wadi Hamammat in Egitto. Completa la sala l’erma di Amazzone del Museo Archeologico Nazionale di Napoli, ritrovata durante lo scavo della Villa dei Papiri di Ercolano.

È la bellezza maschile divinizzata a essere protagonista nella sala dove sono posti a confronto il canone neoclassico del Palamede di Canova con la Testa di Apollo tipo “Kassel” proveniente dalla collezione Farnese, che Canova ebbe modo di conoscere fin dal suo arrivo a Roma, quando studiò la famosa figura dell’Ercole Farnese. La mostra prosegue al piano terra con il confronto tra il calco in gesso di una metopa del Partenone proveniente dall’Accademia di Brera e il grande fregio con l’Ingresso di Alessandro Magno in Babilonia di Bertel Thorvaldsen, il Fidia del Nord grande rivale di Canova. Questo capolavoro dell’arte neoclassica europea rivela l’attualità dell’ispirazione che l’Artista danese trasse dall’opera di Fidia.

Al secondo piano una serie di disegni e incisioni ci introducono al mito di Fidia. Oltre che dalle copie di età romana in marmo, le invenzioni dei grandi scultori dell’antichità greca ci sono state tramandate attraverso gemme, monete e riproduzioni in miniatura di bronzo. È presente in mostra una delle due sole monete antiche sopravvissute fino a oggi che rappresenta lo Zeus in trono, celebre statua fidiaca in oro e avorio un tempo collocata nel tempio di Olimpia, considerata la quarta meraviglia del mondo antico. A Fidia è stato attribuito anche l’originale perduto del Giove in maestà che stringe il fulmine nella mano, riprodotto in un superbo bronzetto proveniente dalla collezione Ludovisi, poi passata ai Medici eora al Museo Archeologico Nazionale di Firenze. Sempre da questa prestigiosa istituzione è stato concesso in prestito il bronzetto con l’Amazzone ferita, tratta da Policleto.

“La mostra, la prima nel suo genere, intende mettere a confronto la poetica artistica di Antonio Canova con il suo alter ego dell’antichità, Fidia di Atene – spiega il curatore Gianfranco Adornato, professore associato di Archeologia classica alla Scuola Normale Superiore di Pisa -. Proprio per questa ragione, si è proceduto a una selezione di opere in cui rivive il mito dello scultore ateniese. I caratteri stilistici e formali delle opere prodotte nell’età classica, talora note attraverso la produzione artistica romana, costituiscono un linguaggio espressivo universale, la lingua figurativa dell’Europa”.

Maria Angela Previtera, direttrice di Villa Carlotta, sottolinea: “Concludiamo le celebrazioni per i 200 anni dalla morte di Antonio Canova con una mostra che intende far rileggere sotto una nuova luce le opere neoclassiche di Villa Carlotta, tra le quali alcuni capolavori come il Palamede e la Musa Tersicore. L’obiettivo che ci siamo posti è di offrire al pubblico una nuova e stimolante esperienza di visita in un periodo dell’anno che solitamente vede un numero di frequentatori meno alto della media frequentato. Questa mostra rappresenta perciò un’opportunità per un largo pubblico, per il territorio di vicinanza e per le scuole, che avranno l’occasione di ‘fare lezione’ in museo e di avvicinarsi all’arte classica in vista delle celebrazioni per il Bimillenario di Plinio del 2023”.