VARENNA – Ieri, 25 aprile, festa della Liberazione dal nazifascismo, l’amministrazione comunale, insieme al Gruppo Alpini di Varenna, l’ANPI di Lecco, il parroco don Enrico Mauri, il comandante della stazione dei carabinieri e il sindaco di Bellano, hanno celebrato l’anniversario in località Montagnetta di Fiumelatte, presso il monumento in memoria dei partigiani fucilati dalle brigate nere nell’inverno del 1945.
Una celebrazione che avviene in questo delicato contesto storico che vede la guerra così vicina al cuore dell’Europa, con il conflitto ucraino, come mai era accaduto in questi 77 anni trascorsi dal termine della Seconda guerra mondiale.
Durante la cerimonia il sindaco Mauro Manzoni ha suggerito una lettura della congiuntura alla luce della Resistenza e della Costituzione italiana. Una lettura complessiva della Costituzione sul tema della guerra (negli artt. 11, 52, 78 e 87 c. 9) – “Ci indica una via, insieme razionale, utopistica e realistica” ha affermato Manzoni “per prendere le migliori decisioni per l’ottenimento del maggior bene di tutti, ammettendo che spesso questo maggior bene corrisponde a una faticosa scelta del male minore”.
“Tutti noi aspiriamo alla risoluzione dei conflitti tra i popoli con gli strumenti della diplomazia e del dialogo, ma l’aggressione immotivata e ingiustificabile contro la sovranità dell’Ucraina rappresenta proprio l’esempio evidente del tipo di guerra che, più di ogni altro, l’articolo 11 della Costituzione ci insegna a ripudiare: la guerra come “strumento di offesa alla libertà degli altri popoli”.
La Resistenza è stata anche una lotta, e la resistenza del popolo invaso rappresenta l’esercizio di quel diritto fondamentale di difendere la propria patria, che l’articolo 52 prescrive come “sacro dovere”.
Il primo cittadino ha concluso come “la lotta di Liberazione ci insegna che la pace non è mai definitivamente raggiunta, ma va ricercata sempre, che è necessaria sempre una battaglia quotidiana perché l’umano prevalga sul disumano, ma ci insegna anche che, quando si è ingiustamente aggrediti, la difesa oltre che un diritto è anche un dovere”.
La cerimonia è proseguita con la lettura dei nomi dei partigiani caduti alla Montagnetta accompagnata dal suono del silenzio e si è conclusa con la benedizione del parroco.