Se interroghiamo l’intelligenza artificiale sulle opere d’arte presenti nel nostro minuscolo territorio troviamo delle cose piuttosto approssimative. Perché?

Le fonti che l’Intelligenza Artificiale usa per rispondere alle domande sono ciò che, parzialmente rielaborato, era presente in una parte di Internet nel 2021. In gergo quei files si chiamano dataset, cioè una serie di dati digitali con cui è stata “addestrata” la macchina e che sono stati presi per “affidabili” poiché disponibili, giudicati sufficientemente autorevoli e, aspetto non banale, gratuiti.

Per quanto riguarda le opere artistiche del nostro territorio ChatGPT 3.5, purtroppo, pare attingere solo a Wikipedia. Forse perché gran parte degli archivi storici non è ancora stato digitalizzato? I libri scritti da studiosi o storici non sono stati “letti” dall’intelligenza artificiale, proprio perché non digitalizzati e, aspetto difficilmente superabile (almeno a breve), non sono concepiti per un fabbisogno informativo. Il tema è enorme! I pericoli di subire una retorica strutturata sono altrettanto inquietanti.

La voce Via Crucis (Esino Lario) – nel link – presente su Wikipedia sin dal 2016, in concomitanza con l’evento Wikimania svoltosi a Esino Lario nello stesso anno, incorpora ancora oggi, a distanza di sette anni, un esempio paradigmatico del livello di approssimazione che stiamo subendo dall’Intelligenza Artificiale. Gli errori, le inesattezze, persino lo stile di scrittura utilizzato nella formulazione delle voci enciclopediche, con le dovute differenze di sintassi, finiscono per riversarsi automaticamente nelle macchine di apprendimento (Machine Learning), quindi nelle decine di intelligenze artificiali che sono nate, e che nasceranno nei prossimi anni a venire.

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Ma quali sono gli errori?
Wikipedia afferma che “la Via Crucis è un’opera dello scultore Michele Vedani…” – ci sarebbe da obiettare innanzitutto che la Via Crucis non può essere un’opera d’arte. Cioè l’opera d’arte, semmai, è la rappresentazione figurativa della Via Crucis, ossia una interpretazione artistica delle “stazioni”. Più corretto sarebbe asserire che l’espressione “Via Crucis di Esino Lario”, ma non certo la “Via della Croce” in senso assoluto, indica un’opera d’arte. Sembrano giochi semantici ma non lo sono, le parole combinate in una voce enciclopedica vivificano e valorizzano l’oggetto che trattano, ne rendicontano gli attributi, o per contro gli cambiano significato e lo trasformano in altro.

La Via Crucis, pare scontato doverlo precisare, è più verosimilmente (e per antonomasia) la riproposizione di un percorso di un condannato a morte – e della sua resurrezione, per i credenti. Nella dicotomia morte-resurrezione ci sono i dogmi della fede cristiana… non andrebbe, e non può essere trattata con leggerezza o approssimazione. Nemmeno lasciata alla cura di un solo wikipediano, anche se espertissimo, i rischi che si corrono sono davvero eccessivi e con l’Intelligenza Artificiale si moltiplicano secondo una relazione esponenziale.

Volendo argomentare un poco la critica alla fragilità strutturale con cui è stata composta la voce, per chi è stato a Gerusalemme, la Via della Croce ha un significato forse più autentico di quelle che si trovano nel nostro territorio. Certamente non è corredata da un aspetto artistico, forse non se ne sente alcun bisogno: non è un simulacro che ha necessità di significare qualcosa che di fatto non c’è. Detto in altre parole l’unica via crucis è a Gerusalemme, le altre sono riproposizioni ovviamente dell’originale, delle “copie”. Con l’intervento dell’artista, tuttavia, si apre la porta a delle interessantissime interpretazioni, alcune di natura teologica, e qui si ha un eccezionale arricchimento.

undefinedLa rappresentazione della Via Crucis può essere considerata un’opera d’arte, ma è importante distinguere tra la rappresentazione artistica e la storia narrata di una persona condannata a morte. Mentre il quadro della crocifissione è ontologicamente un’opera d’arte, non si può trascurare l’aspetto gnoseologico del fatto artistico. In altre parole, non si può ignorare il fatto che il quadro serve (o ha servito) un bisogno di fede, del committente, della comunità, ecc… Questo aspetto è importante da considerare al fine di capire la complessità dell’opera e il suo significato per la cultura in cui è stata creata.

Inoltre, bisogna anche considerare l’epistemologia del fatto artistico. Non si può ridurre l’opera d’arte a un semplice oggetto estetico, ma bisogna tener conto delle conoscenze e delle teorie che hanno permesso la sua creazione. L’opera d’arte è il risultato di un insieme di conoscenze e tecniche che hanno permesso all’artista di esprimere la sua visione del mondo.

In sintesi, la rappresentazione della Via Crucis è un’opera d’arte che richiede un’analisi ontologica, gnoseologica ed epistemologica al fine di comprenderne la complessità e il significato culturale. Trascurare uno di questi aspetti sarebbe un errore grossolano.

Nel Settecento assistiamo al rimodellamento della vita religiosa collettiva secondo le linee fissate dalla riforma tridentina, e in Lombardia secondo la riforma di san Carlo Borromeo. In tale scenario vediamo cristallizzarsi la devozione della moderna Via Crucis a 14 stazioni.

Allora la Via Crucis è un patrimonio (attenzione al significato del termine), dapprima ontologicamente religioso, connotato di aspetti storici (secondo la Tradizione) e solo accessoriamente un patrimonio artisticoSul piano religioso è innanzitutto l’espressione di una fede, che ha dato contribuito alla costruzione del Senso, anche mediante l’onda estetica, alla vita dei nostri predecessori. Vite difficili, provate da problemi e angustie che oggi non conosciamo, ma illuminate da un orizzonte di Speranza, di certezza della Fede.

La Via Crucis di Esino Lario è, in ragione delle considerazioni di cui sopra, la memoria storica di un percorso di fede, di “un popolo in cammino”, con un mix di immanenza e trascendenza (o per usare un linguaggio più affine all’enciclopedia, un patrimonio immateriale e materiale), e fa parte a pieno diritto delle manifestazioni del culto di una Comunità.

La voce presente su Wikipedia è stata scritta forse di fretta, andrebbe certamente rivista e corretta da una redazione di professionisti, ma il problema è che Wikipedia non ha “redazioni” e ci si deve accontentare. In più l’aggravante nel nostro caso è il limite che accomuna le voci enciclopediche dei micro-comuni: non sono editate da decine di persone, spesso c’è un solo editor (wikipediano locale che ha a cuore il proprio paesello).

Possiamo forse delegare a Wikipedia la responsabilità della memoria collettiva di una piccola comunità? O lasciar fare a una Intelligenza Artificiale?

Il fondatore di Wikipedia Jimmy Wales alla Via Crucis di Esino (Wikimania, 2016)

Una possibile riscrittura dell’incipit potrebbe partire da qua:
Con la denominazione Via Crucis di Esino Lario ci si riferisce all’opera scultorea in bronzo progettata da Michele Vedani, realizzata tra il 1939 e il 1940 a Esino Lario. Quest’opera ha come finalità quella di permettere ai fedeli di seguire il rito della Via Crucis, un momento di preghiera attraverso il quale si commemora il percorso doloroso di Gesù Cristo destinato alla crocifissione sul Golgota. Questa opera rappresenta un esempio di come l’arte possa essere utilizzata per finalità religiose e come la conoscenza ontologica, gnoseologica ed epistemologica del fatto artistico sia importante per comprendere la sua importanza culturale. Infatti, l’opera può essere analizzata dal punto di vista ontologico come un’opera d’arte in bronzo, ma anche dal punto di vista gnoseologico, poiché essa serve a soddisfare un bisogno di fede e di devozione dei fedeli che seguono il rito della Via Crucis. Forse anche un Ex Voto… Forse il biglietto da visita di una Confraternita che ha ardentemente voluto quell’opera per la Salvezza di una Comunità?

Inoltre, l’epistemologia del fatto artistico è importante per capire le conoscenze e le tecniche che hanno permesso la realizzazione di questa opera, che rappresenta un importante patrimonio culturale e religioso della comunità di Esino Lario.


Renato Ongania

22 aprile 2023