L’assurdità continua perché “il sonno della ragione genera mostri” (Goethe)
L’assurdità è il numero chiuso per l’iscrizione alla Facoltà di Medicina e Chirurgia.
Questo genera, come conseguenza inevitabile, un’assurdità ancora più grande, un’assurdità pazzesca (aggettivo legato a un sostantivo, i quali insieme caratterizzavano la corazzata Potëmkin del ragionier Fantozzi), un’assurdità che si concretizza nel test d’ammissione nazionale, quest’anno programmato per martedì 6 settembre, il quale deve essere ovviamente molto selettivo perché i candidati sono molti e i posti in tutt’Italia sono solo 14.740.
E proprio nella preparazione del test che la perversità dei cervelloni del Ministero dell’Istruzione si scatena a briglia sciolta (chi li controlla?), dando il meglio della propria follia, pura e stolta, con il risultato di raggiungere il grottesco più inimmaginabile.
La prova d’ingresso è composta da 60 domande a risposta multipla da risolvere in 100 minuti, il che vuol dire circa un minuto e mezzo a domanda; bisogna considerare anche che parte di questo tempo va utilizzata per leggere e capire la domanda stessa, impresa di per sé non semplice perché è scritta con il tipico italiano fumoso e misterioso dei funzionari.
Le 60 domande sono così suddivise: 4 quesiti di competenze di lettura e conoscenze acquisite negli studi; 5 quesiti di ragionamento logico e problemi; 23 quesiti di biologia; 15 quesiti di chimica; 13 quesiti di fisica e matematica.
Le risposte sono valutate secondo questo criterio: 1,5 punti per ogni risposta esatta; meno 0,4 (-0,4) punti per ogni risposta sbagliata; 0 punti per ogni risposta non data.
Il punteggio negativo è stato pensato per scoraggiare i tentativi di risposta azzardata, in caso che non si sappia la risposta esatta.
Alla fine sarà stilata e pubblicata una “graduatoria nazionale di merito”.
È questo, cioè il parlare di merito valutato con questi fantastici e fantasiosi test, mi fa ancora profondamente indignare ed irritare, perché la mia anima non si è, per fortuna, “abituata” all’ingiustizia della soppressione della vera meritocrazia.
Puoi sapere infatti tutti gli argomenti in maniera perfetta dopo ore e ore di studio e poi ti trovi a dover rispondere comunque a domande assurde, per di più formulate in modo ambiguo o addirittura con errori, come è avvenuto lo scorso anno.
Questo si traduce in un incubo scoraggiante e demotivante per tutti i candidati.
Ma questo alla gente, distratta dalla guerra, dalle chiacchiere elettorali, dai problemi seri economici, dai problemi meno seri di gossip e calcio, non interessa.
Eppure è un argomento d’importanza fondamentale, e che quindi dovrebbe interessare tutto il popolo, perché proprio con questo perverso meccanismo sono scelti i medici che dovranno curarci e curare le generazioni future.
È molto più facile lamentarsi poi quando le cose non funzionano, quando la sanità (che è formata da persone, i medici) non risponde alle aspettative di cura.
Per dimostrare concretamente cosa intendo quando parlo di assurdità, perversità, “corazzata Potëmkin”, basta attendere martedì e vedere i test che saranno proposti, in particolare quelli della categoria dei “quesiti di ragionamento logico”.
Quindi tanti auguri a tutti i poveri candidati che, preparati o meno (ma a cosa serve la preparazione?), dovranno spremere le loro giovani menti e spesso giocare d’azzardo su alcune risposte, perché dovranno fare, in caso di dubbio, un rapidissimo calcolo (perché il minuto e mezzo stabilito dal Ministero dell’Istruzione è un soffio) di quanta probabilità hanno di dare la risposta esatta che vale 1,5 punti o di dare quella sbagliata e di perdere 0,4 punti.
E che Dio gliela mandi, e ce la mandi, buona!
PS
Ieri sera il solito servizio del telegiornale spiegava che in Italia mancano medici, ospedalieri e sul territorio.
Ma il problema, che non viene affrontato perché è troppo spinoso, è che mancano bravi medici!
Forse converrebbe ripensare e riformare il sistema della loro preparazione universitaria, magari partendo proprio dall’inizio, come è “logico” che sia, cioè abolendo il numero chiuso e la conseguente famigerata prova d’ingresso e rivedendo i criteri di selezione, che dovrebbero tener conto dei meriti e delle attitudini personali.
Un’ultima considerazione sul termine “numero chiuso” che è un modo di dire comune; in realtà si tratta di “numero programmato”.
Quindi, se mancano medici, la programmazione del numero ha fatto acqua proprio nel semplice conto di quanti medici escono dal sistema (per età o per morte) indicati con il segno meno e quanti medici dovrebbero entrare per rimpiazzarli, indicati con il segno più.
Forse si tratta di un “quesito di matematica” troppo difficile per i funzionari del Ministero dell’Istruzione.
Giorgio M Baratelli
Chirurgo senologo
Direttore Unità di Senologia Ospedale di Gravedona (Co)
Membro Comitato Scientifico Accademia di Senologia “Umberto Veronesi”
Presidente LILT di Como
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