DERVIO – Con una delibera il Comune di Dervio ha ristretto le maglie per l’ottenimento dei cosiddetti “buoni spesa”, escludendone spacciatori, mafiosi ed evasori fiscali.
L’entità del buono spesa, un contributo stanziato dal Governo a sostegno dei cittadini in difficoltà economica in questo periodo di emergenza sanitaria e destinato all’esclusivo acquisto di generi di prima necessità, è di 100 euro per ogni componente del nucleo familiare, fino a un massimo di 600 euro e incrementabile di ulteriori 60 euro per ogni figlio minore di 3 anni, disabile e anziano non autosufficiente. Il tutto si svolgerà in questa settimana, dal 6 al 10 aprile; successivamente partirà l’attribuzione del sostegno.
Spetta però a ogni Comune individuare i criteri per la distribuzione delle risorse, e in questo spazio di autonomia la giunta Cassinelli, civica ma notoriamente orientata a destra (il sindaco era nel listino di Fontana alle regionali del 2018 ed il delegato in Comunità montana Michael Bonazzola rappresenta il gruppo di Fratelli d’Italia nel consiglio dell’ente), ha deciso di escludere dagli aventi diritto i nuclei familiari ove vi siano persone condannate in via definitiva per reati di droga, mafia o evasione fiscale.
La discriminante, sostiene Stefano Cassinelli, è quella dei reati economici, e respinge invece l’etichetta di scelta politica: “A differenza di Parma e Ferrara, dove si chiede di essere antifascisti o dove il sindaco leghista ha riservato i buoni ai soli italiani, noi ci siamo basati su criteri connessi a reati di origine economica. Non vogliamo – spiega il sindaco – che chi fa soldi fregando lo Stato lo freghi un’altra volta chiedendo i buoni pasto e magari portandoli via a chi ne ha reale bisogno”.
Provvedimento adottato conoscendo le 2.600 anime del paese: “Vedendo l’elenco di chi chiede questo tipo di aiuti – prosegue Cassinelli – abbiamo riconosciuto anche lo spacciatore che in piena emergenza Covid è stato fermato davanti al Municipio con 30 grammi di eroina. Non è nostra intenzione aiutare chi vende morte. Seguendo lo stesso ragionamento, volutamente non abbiamo incluso nell’elenco reati meno gravi quali il furto perché così facendo resterebbe senza buono spesa chi rubò un panino avendo fame”.
Resta il fatto che in questo modo la macchia di una sola persona priva l’intero nucleo familiare di un contributo che lo stesso decreto governativo definisce non essere un sussidio permanente bensì “una misura specifica una tantum volta a sostenere, in via straordinaria, coloro che per effetto dell’emergenza sanitaria si trovano in una condizione di oggettiva difficoltà a far fronte alle spese primarie per sé e per la propria famiglia“.
Inoltre, di fronte ad una amministrazione sinceramente impegnata contro lo spaccio, viene da chiedersi perché dal buono spesa non siano esclusi anche i numerosi fruitori del mercato della droga, una calamità per l’alto lago, essendo anch’essi personaggi noti puntualmente segnalati e denunciati alle autorità.
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Cesare Canepari