VALVARRONE – Sono trascorse tre settimane dai clamorosi eventi climatici che hanno stravolto i territori di Primaluna e Premana in Valsassina, con ricadute anche sul Lario, in particolare a Dervio. Fatta la conta dei danni, richiesto l’intervento del Governo e ottenute le prime garanzie (5 milioni sui quasi 30 messi “in lista”), mentre sono in corso i lavori di sistemazione di un territorio sconvolto da bombe d’acqua e quant’altro, si ragiona su cause e rimedi dell’emergenza.
Ma non solo.
Sul tema, abbiamo fatto una interessante chiacchierata con Luca Buzzella, sindaco del nuovo Comune di Valvarrone. Che in materia ha delle idee originali e decise.
“Prima di tutto volevo esprimere la mia solidarietà a tutte le comunità colpite dall’ultimo evento calamitoso che ha investito le valli della nostra Provincia – attacca Buzzella -. Sapranno superare sicuramente questi momenti difficili e ripartire più forti e consapevoli di prima”.
Che considerazioni ha tratto da questi eventi?
“Poco dopo aver realizzato cosa fosse successo a Dervio, con la diga di Pagnona piena di tronchi che minacciava Dervio, molti hanno dato la colpa degli ingenti danni all’abbandono delle nostre montagne e dei nostri boschi lasciati a loro stessi. Qualche giorno dopo, anche i rappresentanti delle istituzioni sostengono una maggiore cura del territorio, infatti è incredibile che alcuni tronchi bloccati sotto i ponti abbiano causato 5 milioni di danni e l’evacuazione di un paese, ma purtroppo a Dervio il 12 giugno è andata così”.
E adesso?
“Giusto cercare le cause e i colpevoli se ci sono, ma ritengo utile capire cosa bisogna fare per evitare simili calamità in futuro. Purtroppo passata l’emergenza, rimborsati i danni, tutto andrà nel dimenticatoio fino alla prossima alluvione che magari non colpirà noi ma la valle vicina e così via. Singolare leggere la prefazione del Rapporto sullo stato delle foreste in Lombardia 2017 redatto lo scorso anno da ERSAF Lombardia, davvero emblematico: “ I recenti fenomeni atmosferici che hanno colpito gravemente le foreste lombarde hanno posto una riflessione sullo stato di salute del nostro territorio montano. È necessario che le istituzioni si interroghino su ciò che possono e devono fare per tutelare un vero e proprio ecosistema che può rappresentare un patrimonio straordinario in grado di consolidare economie locali vitali per le aree montane. Altre Regioni negli anni scorsi hanno fatto passi da gigante in tal senso e dobbiamo recuperare con una visione strategica che coinvolga tutti gli attori. Per queste ragioni ho costituito l’osservatorio lombardo della filiera bosco-legno-energia che rappresenta uno strumento di progettazione e programmazione condivisa. Il territorio di montagna merita più attenzione e la Regione si è già attivata con un deciso cambio di passo. Vogliamo valorizzare a livello turistico e sociale un territorio affascinante ma difficile anche sotto il profilo logistico. Vogliamo che il legno lombardo sia finalmente utilizzato nel modo migliore. Per arrivare a questi obiettivi è necessario innanzitutto conoscere il mondo delle foreste e questo studio rappresenta lo strumento migliore in tal senso. Nel rapporto sono presenti numeri e spunti davvero interessanti, che non cadranno nel vuoto, ma che saranno punto di partenza per le iniziative istituzionali che la Regione Lombardia metterà in pratica nei prossimi mesi”.
Come valuta gli interventi ora in atto?
“Sicuramente qualcosa si sta facendo, la Regione è sensibile al tema, ma serve dare un impulso deciso per creare un interesse economico attorno ai nostri boschi, un interesse che deve essere regolato e controllato. Come dimostra il caso di Dervio, non sono solo i piccoli comuni montani a patire l’abbandono, ma questo si riflette in modo tragico anche sulle comunità rivierasche e del fondo valle con costi elevatissimi. La recente catastrofica “tempesta Vaia” che ha suscitato in tutto il paese una forte carica emotiva: l’immagine delle foreste devastate, degli alberi schiantati e spogliati del fogliame, la desolazione di quei versanti di montagna del Trentino e del Veneto, hanno impressionato tutti noi. Ma proprio quelle popolazioni grazie a una visione strategica di valorizzazione delle aree montane e della gestione del bosco li stanno superando egregiamente il difficile momento anche se ci vorranno anni. Noi dobbiamo fare lo stesso e come cita il rapporto succitato È necessario che le nostre istituzioni si interroghino su ciò che possono e devono fare per tutelare un vero e proprio ecosistema che può rappresentare un patrimonio straordinario in grado di consolidare economie locali vitali per le aree montane”.
Quindi, che fare?
“Un intervento di pulizia una tantum sulla scia dell’emozione è utile solo nel breve ma nel lungo periodo serve imitare e migliorare quanto fanno in altre Regioni alpine, dove l’ambiente montano una risorsa. Per farla breve l’acqua calda l’hanno già inventata noi dobbiamo solo scaldare la nostra con la biomassa. A mio vedere la Regione deve investire appunto sulla filiera bosco-legno-energia con la realizzazione di centrali a biomassa rifornite da imprese boschive che devono ovviamente fornire il combustibile prodotto in loco. Certamente la produzione di cippato e legna è un lavoro pesante e poco remunerativo, ma se ben sovvenzionato è un investimento che sicuramente ripagherà sia in termini di risparmio energetico ma soprattutto in termini di prevenzione del rischio idrogeologico. Non alludo di certo a un disboscamento ma a un recupero dei boschi adiacenti ai corsi d’acqua grandi e piccoli, dei nostri castagneti e dei vigneti. Solo questo sarebbe sufficiente a produrre grandissime quantità di combustibile. I 5 milioni di Dervio, caso emblematico, devono essere possibilmente gli ultimi, i prossimi andranno investiti sul nostro delicato territorio con progetti mirati. Si creerebbero posti di lavoro che uniti a un miglioramento della viabilità, vedasi la scandalosa sp 67 della Valvarrone concausa dell’abbandono della valle, forse si porrebbe un argine allo spopolamento”.
Esempi pratici, sull’argomento?
“Un esempio virtuoso è la sede della nostra Comunità Montana che unitamente agli edifici adiacenti è riscaldata da una centrale biomassa alimentata a cippato fornito da imprese boschive locali che intervengono anche su situazioni di dissesto idrogeologico. Anche il municipio di Valvarrone grazie a un progetto legato alle aree interne si doterà di una centrale simile”.
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Intervista di Sandro Terrani
per Lario News