DORIO –L’iraniano arrestato è un caso diplomatico. Scrive così la versione odierna de Il Giorno. L’arresto di Mehdi Khosravi rischia di trasformarsi in caso internazionale.

L’iraniano era stato arrestato a Dorio nella notte di sabato 6 agosto all’Oasi dei Celti, attraverso un mandato di cattura internazionale emesso da Teheran, con l’accusa di corruzione. Alla richiesta dell’Iran di espatrio forzato del proprio cittadino è avanzata simultaneamente la mobilitazione tra i rifugiati iraniani sparsi in Europa. La questione è molto più complessa di quanto sembri, occorre però ricordare che il Tribunale lecchese ha confermato che il procedimento di estradizione dovrà essere valutato idoneo dalle autorità, in quanto se in patria il ricercato dovesse subire pene o trattamenti non congrui alle convenzioni internazionali o contrastanti con il nostro ordinamento giuridico, il rimpatrio verrebbe negato.

“È un rifugiato politico: non estradatelo” queste le parole del figlio dello Scià di Persia Reza Pahlavi. Si dice che avrebbe inviato una mail al premier Renzi invitandolo a non concedere l’estradizione facendo presente che Mehdi Khosravi è in realtà un rifugiato politico fuggito dal suo paese a seguito dei disordini del 2009. Anche l’avvocato del trentasettenne, Massimiliano Nessi, contattato dalla polizia al momento del blitz nella struttura turistica di Dorio conferma che “Mehdi mi ha raccontato di non aver mai commesso alcun atto corruttivo. Mehdi scrive per il blog Gomnamian (Gente senza nome) ed è stato arrestato all’indomani delle proteste scattate dopo le elezioni del 2009”.

Quelle del 2009 sono le elezioni presidenziali che portano Ahmadinejad al secondo mandato alla presidenza dell’Iran con la benedizione della guida spirituale del paese, l’ayatollah Ali Khamenei, il successore di Khomeini. A seguito dell’arresto Mehdi Khosravi è comunque riuscito a lasciare il suo paese e ora vive a Londra come rifugiato politico.

Dopo due notti in ospedale, il blogger iraniano è stato trasferito in una cella del carcere di Pescarenico in attesa di capire quale sarà la sua sorte, ora occorre valutare la sussistenza degli estremi per l’estradizione. A tal proposito la competenza spetta alla Corte d’appello di Milano, che avrà dieci giorni per verificare se la sentenza non nasconda in realtà finalità politiche o di discriminazione.