MILANO – In occasione del 25 novembre, data che l’Onu ha identificato come giornata internazionale a contrasto della violenza contro le donne, Regione Lombardia lancia la propria campagna per promuovere i servizi attivati sul territorio e sensibilizzare l’opinione pubblica.

Martedì si è svolto il convegno “Il ruolo delle forze dell’ordine per prevenire e contrastare la violenza contro le donne” e sono stat illustrati dati allarmanti.

La violenza contro le donne rappresenta una delle principali cause di morte delle donne in tutto il mondo senza distinzione d’età, livello d’istruzione o classe sociale. In Italia ogni tre giorni viene uccisa una donna per mano del proprio partner attuale o ex.

In Lombardia, tra il 2015 e il 2016 (fonte: Rapporto annuale Osservatorio regionale antiviolenza 2016) 9.561 donne, passando da 4.317 nel 2015 a 5.244 nel 2016 donne si sono rivolte a un centro o a un servizio antiviolenza.

Quasi 4000 le donne che si sono rivolte ad un centro antiviolenza nel primo semestre 2017 segno di un’emersione crescente del fenomeno che va di pari passo con la crescente fiducia nei servizi attivi sul territorio e del lavoro di sensibilizzazione e informazione che vienefatto capillarmente da parte dei centri antiviolenza e degli altri soggetti istituzionali coinvolti (Pronto soccorsi, forze dell’ordine, assistenti sociali).

Dal rapporto annuale 2016 emerge una fotografia che conferma la trasversalità del fenomeno. La crescita registrata nel 2016 ha riguardato sia le italiane che le straniere, il 60% è di cittadinanza italiana, il 5, 7% appartenente a altri paesi UE e il restante 34,3% proviene da paesi extra-UE

Ai Centri antiviolenza si rivolgono soprattutto donne adulte: l’età media è di circa 40 anni, più della metà delle donne di cui si conosce l’età ha tra i 35 e i 54 anni. Seguono le giovani donne tra i 18 e i 34 anni che sono poco più di un terzo delle donne prese in carico. Nel 2016 cresce purtroppo anche l’incidenza delle giovani donne tra i 18 e i 24 anni che si rivolgono ai CAV in cerca di un supporto ad uscire dalla condizione di violenza, l’11% del campione.

Le donne che si rivolgono ai Centri antiviolenza sono soprattutto adulte (più della metà ha tra i 35 e i 54 anni e l’età media è di circa 40 anni), coniugate (circa 43%), con figli/figlie, spesso minorenni (il 61% di chi ha figli). Un terzo delle donne che si è rivolta ai centri antiviolenza ha un diploma secondario e le donne laureate sono intorno al 17%, d’altro canto nel 2016, aumenta anche l’incidenza delle donne con solo la scuola primaria.

La condizione occupazionale delle donne, mostra che il 41% non ha verosimilmente un proprio reddito da lavoro o non ha un reddito tale da garantire una sufficiente autonomia dal punto di vista economico, un dato importante nell’ottica di un percorso di sostegno all’uscita dalla violenza, è la possibilità delle donne che intraprendono questo percorso è quello di poter essere autonome economicamente rispetto al proprio partner o alla famiglia di origine, anche perché spesso all’interno della relazione violenta l’accesso all’autonomia economica è stato precluso dal partner (violenza economica)

Nei due terzi dei casi sono le stesse donne a effettuare il primo contatto con il Centro antiviolenza anche solo per ottenere inizialmente informazioni generiche. Nei restanti casi sono le donne che contattano i Centri sono, in misura crescente, messe in contatto con il CAV dagli altri servizi territoriali o informate rispetto ai servizi attivi dalla rete dei servizi territoriali.

Per ulteriori informazioni è possibile consultare il sito www.nonseidasola.regione.lombardia.it

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