MILANO – In due secoli l’Adda ha perso il 20% della portata, ma a parità di piogge. La causa sono i cambiamenti climatici. Lo dimostra uno studio delle università di Milano e di Brescia che ha messo a confronto le precipitazioni mensili con gli afflussi idrici al Lario e quelli in uscita. “A fronte di una riduzione delle precipitazioni statisticamente poco significativa (5%), le portate dell’Adda sono diminuite, negli ultimi due secoli, del 20% circa” spiegano Alice Crespi e Maurizio Maugeri.

A queste conclusioni si è arrivati grazie al metodo sviluppato dalla Crespi durante il dottorato in Scienze ambientali all’Università degli Studi di Milano che consente di sfruttare al meglio un ricchissimo archivio di dati. Grazie ai registri idrometrici delle Alpi italiani, una delle più lunghe serie al mondo, sono state così ricostruite le precipitazioni mensili sul bacino dell’Adda da inizio Ottocento ad oggi.

“Il confronto tra le due serie di dati mostra che le portate dell’Adda hanno subito un decremento molto più significativo rispetto alle precipitazioni. Questa notevole differenza – commentano i ricercatori – è parzialmente dovuta all’effetto della crescita delle temperature che ha causato più forti perdite per evapotraspirazione. Oltre che per effetto del riscaldamento, l’evapotraspirazione sembra essere aumentata anche a causa dell’espansione delle aree forestali avvenuta nel periodo in esame, effetto dell’inselvatichimento dei pascoli e delle aree agricole montane. Il contributo della forte fusione dei ghiacciai, invece, ha attenuato solo molto parzialmente la riduzione delle portate in ingresso al lago di Como”.

“Contrariamente a quanto si sente spesso affermare – prosegue lo studio – gli episodi caratterizzati dalle portate più elevate sono diventati progressivamente meno frequenti. Questo decremento è stato determinato dalla costruzione di un grande numero di invasi per la produzione di energia idroelettrica che consentono, in momenti di forti precipitazioni, di esercitare un’azione di mitigazione delle portate di picco. Così, se prima della costruzione di questi invasi le portate in ingresso al lago di Como sono arrivate anche a superare i 2500 m3/s, negli ultimi quarant’anni esse non hanno più superato i 2000 m3/s, valore che non è stato raggiunto neppure nell’evento del luglio 1987, l’alluvione della Valtellina. Gli stessi invasi hanno anche modificato in modo significativo la stagionalità delle portate, riducendo gli afflussi estivi ed aumentando quelli invernali”.

 

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