LECCO – Quando la solidarietà si ingigantisce in un batter d’occhio. Da un semplice messaggio su una pagina Facebook è nato infatti Cargo for Nepal, un progetto per portare aiuti nel paese martoriato dal terremoto dello scorso 25 aprile. “Il 27 aprile è arrivato un messaggio da un amico nepalese, Prem – racconta Ivan Pegorari –. Mi ha scritto che ha ritrovato la sua famiglia nel caos della Katmandu terremotata e sono salvi. Poi è scomparso e non mi ha più risposto”.
Così l’uomo ha iniziato a pensare a un modo per inviare aiuti in Nepal, per rendersi utile al paese che in passato gli ha dato tanto. Il primo obiettivo è stato quello di raccogliere materiale da caricare su una jeep in direzione Austria, dove era già pronto un volo cargo con beni di primissima necessità. E così è stato scritto un breve messaggio su Facebook per chiedere aiuti. Una piccola goccia insomma, che sarebbe confluita nel mare internazionale.
Ma quel post ha fatto il giro d’Italia. E la goccia si è trasformata in una cascata. “Ora abbiamo circa 400-500 bancali di materiale da spedire – spiega l’organizzatore –, provenienti da tutto il Nord Italia, ma anche da Siena, Roma, Siracusa e dalla Sardegna. Non ci saremmo mai aspettati di ricevere così tanto”. Prima di arrivare a questo passaggio, però, Pegorari si è avvalso dell’aiuto diFabio Gobbi, con cui hanno creato la pagina Facebook “Cargo for Nepal”, arrivata in pochi giorni a oltre ottomila sostenitori, e di Elisa Ghezzi, che dai Piani Resinelli sta seguendo la parte logistica.
La Croce rossa di Sondrio e quella di Lecco ha poi deciso di appoggiare l’iniziativa aiutando con la raccolta di fondi. “Ora ci servono solamente Tende, sacchi a pelo, materassini e stuoie, nient’altro – spiega Ghezzi –, non abbiamo bisogno di cibo o medicine”.
Inoltre è stato anche aperto un conto corrente apposito (IT12E0521611002000000000546
CROCE ROSSA ITALIANA LOCALE SONDRIO “CARGO FOR NEPAL”), mentre tende e sacchi a pelo sono richiesti al centro raccolta di Erba, previa comunicazione con i tre membri dello staff dell’associazione. Così in autunno il cargo partirà per l’Himalaya. “Ora non bisogna sovraccaricare l’aeroporto di Katmandu – spiega Pegorari –, la premura non fa la fortuna”.