Quando si sente parlare di uno scrittore processato per le proprie idee o per ciò che ha detto – affermazioni che, secondo l’accusa, possono aver influito pesantemente su alcune persone o, addirittura, incitato ad azioni sovversive – sembra di essere stati catapultati indietro nel tempo e di ritrovarsi improvvisamente nel periodo del Terrore, nella Francia di Maximilien Robespierre.
Ma, ahinoi, è proprio l’anno 2015 quello in cui lunedì 21 Settembre lo scrittore Erri De Luca è stato condannato dal pubblico ministero di Torino Antonio Rinaudo a otto mesi di reclusione per reato di istigazione a delinquere. De Luca, infatti, in due interviste all’ Huffington Post risalenti a settembre 2013 aveva dichiarato la propria solidarietà alla lotta No Tav con la pregnante frase: «la Tav va sabotata». Ad aggravare la sua dichiarazione ha contribuito l’azione di due giovani attivisti No Tav che, pochi giorni dopo l’intervista, sono stati arrestati mentre trasportavano in macchina molotov, maschere anti-gas, fionde, cesoie, chiodi a quattro punte volti a danneggiare i cantieri dell’alta velocità.
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