Si ha la sensazione, sempre più fondata, che una parte della classe politica, sicuramente quella che ha fatto della lotta al gioco la sua missione quotidiana, capitanata dal Ministro Luigi Di Maio, non conosca fino in fondo i dati, reali e tangibili, dell’industria del gioco.
E viene spontanea una domanda: si conosce realmente quanto e cosa guadagnano gli operatori di gioco, o si va in televisione o alle radio per parlare per partito preso?
Le mosse del governo dal Decreto Dignità alla Legge di Bilancio per finire a Reddito di Cittadinanza e Quota100 non fanno che confermare la tendenza sempre più evidente di totale condanna al mondo del gioco, visto come male assoluto dell’Italia, ignorando però quelli che sono i conti economici, assolutamente pubblici e dunque consultabili, di uno dei settori storicamente più virtuosi della nostra nazione.
Non sono pubblici solo i diversi bilanci delle aziende del territorio nazionale, ma c’è un segreto, si fa per dire, ancora più importante: tutto quel che riguarda il gioco, dalla restituzione ai giocatori, alle somme stornate per esercenti e concessionari, finanche al guadagno spettante ai proprietari, è tutto deciso dall’Amministrazione centrale, dunque dallo Stato. E tutto è noto e chiaro. Ma quindi cosa si combatte? Perché? In base ai dati d’incasso delle new slot registrati da SOGEI si apprende che la media nazionale di monete investite è di 60.000 euro, il che vuol dire che vi è una spesa mensile di 5.000 euro e il 70% di questi soldi viene restituito sottoforma di vincita in denaro, nonostante un futuro e già previsto payout del 68%. A questi cinquemila euro vanno sottratti circa 3.500 euro di vincite, per un totale di 1500 euro mensili, il che vuol dire che la spesa giocata quotidianamente è di 50 euro, non riguardante una sola persona ovviamente. Per fare un esempio: tra dieci giocatori c’è una spesa pro capite di cinque euro a testa.
Se si va ad analizzare il conto economico del proprietario di una AWP si fanno i conti con le imposte: 1500 euro spesi dai giocatori e raccolti dalle aziende sono sotto il peso del PREU e del canone di concessione per un aliquota totale del 22.5%, ovverosia un canone di concessione da versare al concessionario pari allo 0,7%. 1.138 euro, il totale su cui incidono le imposte dirette. Restano fuori 362 euro, equamente divisi (181 euro a testa) tra esercente e proprietario della slot. Il sistema SOGEI registra tutto, dagli importi alle transazioni tra operatori di filiera e i dati sono praticamente impossibili da nascondere. Così ad un esercizio “siSLOT” con una AWP restano poco meno di 150 euro/mese. Allora dov’è la lobby? Quale è l’influsso maligno sull’Italia e sugli italiani? Allora perché danneggiare settore ed economia, con una serie di disposizioni anti-gioco che non portano da nessuna parte?